FM_15_2003

Published on June 2016 | Categories: Types, Reviews, Art | Downloads: 89 | Comments: 0 | Views: 809
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Fanzine italiana con storie a fumetti, interviste, recensioni di fumetti ( italiani, USA e francesi,) ed infine news. il n.ro 15 è dedicato al fumetto italiano Rat-Man--- Italian fanzine with comic book, interviews, comics reviews (Italian, U.S.A and French), and finally News. The n.ro 15 is dedicated to the Italian comics Rat Man.

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Rivista di approfondimenti, recensioni, interviste e fumetti di giovani autori n. 15 - Dicembre 2003 - € 4,50

DOSSIER RAT-MAN VOLI PINDARICI RECENSIONI:
INTERSEZIONI CREATIVE TRA MEZZI ESPRESSIVI EDITORI ITALIANI

ALL’INTERNO:

STORIA A FUMETTI
DI OSCAR CELESTINI TAG 17 #3 ”5 PICCOLI ALIENI”

PREVIEW

Fumettomania

MERAVIGLIA, GIOIA, AMICIZIA, RICORDO, FINZIONI, COMPLICITA’: FUMETTOMANIA VI F

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opo due anni sono di nuovo di fronte al mio Mac per trovare la parole con le quali presentarvi Fumettomania n.ro 15. Due anni sono troppi, me ne rendo conto, troppi per chi ama leggere fumetti e ne vuole discutere ad una vasta platea, troppi vista l’enorme quantità di produzione che é arrivata nelle edicole e nelle fumetterie negli ultimi 24 mesi. Non abbiamo scuse. Possiamo solo dirvi che siamo una realtà piccola che non ha trovato quel ricambio generazionale che sperava, che non riesce a coinvolgere più di tanto le altre realtà locali e che ha bisogno di un anno di tempo tra un numero e l’altro. Sappiamo pure che, non riuscendo a proporci con continuità, perdiamo consistenza, credibilità, oltre che lettori. Che fare? Mettere la parola fine al nostro progetto? Affidarci solo alle pagine web? Vorrei trovare una risposta definitiva insieme a voi lettori, non perché, io e Fumettomania, non abbiamo la capacità di trovarla ma perché voi siete importanti e la vorremo trovare insieme.

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fanzine. Negli ultimi due anni troppe volte ho visto pubblicare storie, da parte di editori per i quali noi lettori non avevamo nessuna importanza: eravamo e siamo solo soggetti passivi! Abbiamo dovuto accettare serie che non ci piacevano, storie inutili, presunti capolavori, aumenti spropositati del costo degli albi e, di contro, abbiamo perso storie che invece erano belle, veri piccoli capolavori di cui non abbiamo saputo, in alcuni casi, neppure l’esistenza. Questo perché la critica fumettistica, a livello cartaceo, é stata latitante: non a tutti i lettori piace navigare su internet alla ricerca di un analisi seria sui vari fumetti. FARA’ CONOSCERE OGNI SENTIMENTO. Ci vorrebbe una rivista che faccia una critica seria ed approfondita, quale non é più Fumo di China. Invece ci sono solo alcune povere fanzine, povere nel senso che non credo che ogni produzione abbia più di un centinaio di lettori. Non abbiamo, e qui ci inseriamo pure noi, più il coraggio di dire “questo fumetto fa schifo”, elencandone i motivi soggettivi ed oggettivi, per non inimicarci i vari editori che incontriamo alle fiere. NO, diciamo semplicemente “questo fumetto é carino poteva essere qualcos’altro”... Ho letto parole bellissime sulle collana dei “Classici del fumetto di Repubblica”, ma mi sono domandato più volte, così come ha fatto pure Gianfranco Manfredi su Vertigo Presenta n. 30 : “Classici per chi?” Per la PANINI forse, ma si sono ravveduti prolungando le uscite, oltre i primi 30 numeri, altrimenti sarebbe stato l’ennesima “occasione persa” o ancor meglio ”l’ennesimo pacco”. Io personalmente, e con me tutto il gruppo di fumettomania, siamo stanchi del gioco degli editori che mentono spudoratamente sulla reale consistenza di una serie quando é necessario, solo per poterla vendere per il più lungo periodo possibile. Mi piacerebbe conoscere le vostre impressioni.

Sul termine “ importanza” si potrebbe fare un intero numero della

Questo numero inizia con una serie di sostantivi che esprimono le

nostre emozioni per la nostra pubblicazione e per i fumetti in generale: sono emozioni che vogliamo continuare a condividere con voi, e le modifiche dell’impaginazione, le sezioni che scandiscono i vari articoli (dossier, voli pindarici e recensioni), gli interventi più approfonditi, e per l’ennesima volta la pubblicazione di una storia a fumetti di un giovane autore, vanno proprio in questa direzione.

Dopo l’uscita di questo numero provvederò finalmente all’aggior-

namento del nostro sito www.fumettomania.net, ed anche li ci saranno delle piacevoli sorprese. Un saluto a tutti Mario Benenati
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Fumettomania

SOMMARIO

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a cura di Mario Benenati e Antonio Recupero

5 DOSSIER RAT-MAN

12 ”Dove muoiono i desideri”
Storia a fumetti di Oscar Celestini

INTERSEZIONI CREATIVE TRA MEZZI ESPRESSIVI

18 VOLI PINDARICI
a cura di Domenico Cutrupia

5 12

22-23 PREVIEW ”TAG 17 N.3” ”5 PICCOLI ALIENI” 24 RECENSIONI: NUVOLE ITALIANE
a cura di Mario Benenati

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Rivista di approfondimenti, recensioni, interviste e fumetti di giovani autori a cura dell’Associazione Culturale Fumettomania Pubblicazione annuale senza scopo di lucro ed autofinanziata Supplemento di: La Città di Barcellona Pozzo di Gotto - periodico mensile - Registrazione Tribunale di Barcellona P. G. n. 35/2000
Coordinamento redazionale, Grafica ed Impaginazione Mario Benenati Comitato di Redazione Luigi Bambaci, M. Benenati, Salvatore Bucca, Domenico Cutrupia, Ambrogio Isgrò, Lucio Sottile Hanno collaborato a questo numero Ivan Abraini, Carmine Amoroso, Giovanni Coppolino Billé, Alessandro Boni, Oscar Celestini, Vito Di Domenico, Michele Ginevra, Gianfranco Gravina, Fabrizio Lanfredi, Howling Mad, Fabio Mirabile, Giuseppe Orlando, Leo Ortolani, Maurizio Pustianaz, Antonio Recupero Sede fanzine c/o Mario Benenati, via Magenta, 33 Barcellona P.G. - 98051 (ME) -Tel. 349-4793292 Sede Associazione c/o Salvatore Bucca, via Marconi, 139 Barcellona P.G. - 98051 (ME) Pagina web http://www.fumettomania.net e-mail: [email protected] oppure [email protected] Stampa Litografia Grillo & Famà, Via Vittorio Emanuele III, 74 Spadafora (ME) - Tel./Fax 090-9941849 Informazioni utili Si collabora con la fanzine tramite comunicazione via posta, email e/o telefono alla redazione. Tutte le illustrazioni e gli articoli sono copyright degli editori e degli autori. Si autorizza la riproduzione dei testi parziale o totale, e di eventuali storie a fumetti dietro richiesta alla redazione. Arretrati disponibili I serie: n. 1 - 3 e 4 II serie: n. 6 - 7- 8 - 12 - 13 e 14 Gli arretrati si possono richiedere alla: PAN Distribuzione , viale Emilio Po n. 380, 41100 - Modena tel. 059/382111 oppure alla Sede della fanzine. Abbonamenti pari a 2 n.ri fanzine + n. 3 arretrati a scelta + iscrizione all’ass. culturale: € 25, da inviare su C/C 15737919 all’attenzione di Mario Benenati, via Magenta, 33 - 98051 Barcellona P. G. (ME) Copertina Il disegno è stato realizzato e colorato da Leo Ortolani e da Alessandro Boni, per gentile concessione (i diritti di Ratman sono detenuti dalla Marvel Characters inc.)

Fumettomania n°15 - Anno 2003

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DOSSIER

IL FENOMENO RAT-MAN
a cura di Mario Benenati << [email protected] >> e Antonio Recupero << [email protected] >>

ramai da quasi un decennio, sulle bocche degli appassionati di fumetti che accorrono alle maggiori mostre mercato di fumetti del paese, si legge sempre più spesso una sola domanda: “Ma Ortolani c’è?”. Leonardo Ortolani, 36 anni, coniugato, laureato in geologia, ma meglio noto per aver dato vita al personaggio attualmente più amato del fumetto italiano: Rat-Man. Dopo un esordio nelle autoproduzioni, il gradimento

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del personaggio è rapidamente salito, fino a portarlo in casa Marvel Italia (ora Panini Comics). I suoi albi, in qualsiasi edizione vengano presentati (ristampe, raccolte, speciali, ecc.), vanno esauriti alla velocità della luce. Accusato ingiustamente di essersi montato la testa, qualche anno fa, durante il Riminicomix, Leo ha dichiarato: “sono rimasto il semplice ragazzo di Betlemme di una volta!” mentre camminava sulle acque dell’Adriatico. Attualmente Leo e il suo Rat-Man vantano un fan club adorante e attivissimo,
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svariati premi di critica e pubblico, una schiera enorme di lettori, non classificabile per età, classe sociale e conoscenza del mondo del fumetto. E’ persino allo studio un film d’animazione su Rat-Man, riguardo al quale si tiene il più stretto segreto. Insomma, se in Italia è mai esistito un “fenomeno” nell’ambito del fumetto, dopo Dylan Dog, questo titolo spetta senz’altro a Rat-Man ed al suo autore. E in questo spazio vedremo di conoscere meglio questo fenomeno, nelle sue varie facce…

DOSSIER IL FENOMENO Rat-man

RAT E LEO – LEGATI DA UN UNICO DESTINO. BEFFARDO.
di Vito Di Domenico << [email protected] >> Sono un po’ imbarazzato. Dopo tanti anni di assenza torno a scrivere su FM. Non ho mai smesso di tenerla d’occhio e sono stato felice di vedere che Mario e tutta la redazione hanno continuato nel tentativo di offrire una rivista sempre più interessante e variegata, riuscendoci. Per questo sono in imbarazzo. Torno su FM e vedo che è migliorata tantissimo. Insomma, dovrei cercare di scrivere qualcosa all’altezza della situazione. Spero nella vostra indulgenza.

AT-MAN. Era un personaggio piccolo piccolo. Una brava creaturina simpatica che, con tanto amore e dedizione per il suo lavoro, ha cominciato a scavarsi una nicchia fra i lettori di fumetti e ha raggiunto vette di popolarità inimmaginabili in Italia. E non solo tra gli appassionati di fumetti umoristici, ma tra tutti i lettori di fumetti. Perché? LEO ORTOLANI. Era un personaggio piccolo piccolo. Un bravo geologo simpatico che con tanto amore e dedizione per il suo lavoro… ha deciso di intraprenderne un altro! L’autore di fumetti a tempo pieno. Forse era meglio se rimaneva a guardarsi i suoi bei sassi? Eppure il pubblico dice che è bravo. Addirittura il più grande autore Marvel vivente. Perché? Due domande a cui non è facile rispondere. Ma ci proverò.

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di Rat-Man nuovi temi e personaggi. E per costruire storie che, quasi sempre, si reggono in piedi da sole. E’ questo, probabilmente, uno degli elementi principali del successo del Ratto. Storie e situazioni che fanno riferimento a un immaginario collettivo comune, ma che non si reggono solo su questo. La summa di tutti i luoghi comuni presenti nelle avventure a fumetti e cinetelevisive, qui utilizzati per costruire storie appassionanti e scene comiche di una forza incredibile. E funziona! Ma non dimentichiamoci del personaggio. Rat-Man è uno sfigato bello e buono. Un vero incapace che indossa orecchie da topo, una calza-

Rat-Man è una specie di parodia vivente. Come molti ormai sanno, il personaggio Leo Ortolani, parla di se... da ”Tutto Rat-Man n.4 R-File” nasce nel 1989 con l’intento di parodiare il primo Batman cinematografico. Tanto che, maglia gialla ed esce nella notte per fare il superin origine, vi era anche una spalla di nome Tòpin, proprio come il più famoso Robin. Ma le similitudi- eroe. Ogni tanto gli va anche bene, per fortuna o merito ni finiscono più o meno qui. Anche perché a di qualcun altro. Ma non è questo il punto. Lui è Ortolani Batman non interessava. caparbio. Un idealista testadura e assolutamente I rimandi, le citazioni e, più in generale, il backincosciente che non si rende conto della sua reale ground culturale a cui le storie di Rat-Man fanno riferimento, sono in realtà quelle dei fumetti pubbli- incapacità. E questo lo rende grande. Uno dei personaggi più umani che sia capitato di cati dalla Marvel (di cui Leo è sempre stato appasincontrare negli ultimi anni. Una specie di Don sionato lettore) e quelle di derivazione televisiva e Chisciotte che, nonostante i continui insuccessi e le cinematografica. Abbiamo potuto vedere incontri mazzate in faccia, prosegue nel suo tentativo di rencon l’Uomo Ragno, il Dottor Destino, Elektra, i dere il proprio mondo un posto migliore. Fantastici Quattro, oltrechè parodie di Spazio:1999, Anche se si dimostra spesso una persona meschiIl Grande Mazinga, Terminator, Star Trek, La na e piccola, con tutti i peggiori difetti di una persoMummia… na reale. Tutto inserito in una narrazione coerente e appasE’ questo che lo rende speciale. sionante, ricca di comprimari e personaggi di conLeggendo Rat-Man ci si ritrova spesso a provare torno sempre ben caratterizzati. Anche le parodie una pressante sensazione di malinconia… non si limitano mai ad essere pure e semplici paroI comici più bravi non sono forse quelli che ti die, ma sono una maniera per introdurre nel mondo
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fanno riflettere, oltre che ridere? E Leo Ortolani è, effettivamente, un grande autore comico. Anzi, un grande autore e basta. Scrive, disegna e inchiostra tutto da solo. E nelle sue storie ci sono così tante battute e sketch che, anche quando ne vanno a segno solo la metà, ne rimangono abbastanza per reggere due mesi in vista dell’uscita successiva. Scusate se è poco. Chissà per quanto tempo il sant’uomo in questione riuscirà a reggere questi ritmi creativi. Bisognerebbe provvedere a clonarlo ripetutamente, per essere sicuri che Rat-Man ci possa accompagnare per i prossimi 20 o 30 anni. Ma immagino che la Panini Comics, se non egli stesso, abbia già provveduto a prelevare le cellule… Il pubblico e l’editore dicono che Ortolani è il più grande autore Marvel vivente (alla faccia di Claremont, ndr). Per quanto possa sembrare eccessivo, non ho dubbi su questo. Più di ogni altro, infatti, egli ha imparato la lezione di Lee & Kirby, nei confronti dei quali è debitore di uno stile di scrittura e disegno efficacissimo, grazie al quale riesce a dar vita ad avventure che sono quanto mai vicine allo stile narrativo dei vecchi fumetti della Casa delle Idee, filtrati attraverso un gusto critico e umoristico che li rende ancora più ricchi, donandogli sfumature impreviste. Per questo Leo Ortolani è il più grande autore

Marvel vivente. A questo punto vorrei precisare che io non conosco Ortolani, non sono suo amico e non mi sta pagando per quello che scrivo. E’ solo che leggo fumetti da quando ancora non sapevo leggere (no, non l’altro ieri… da quando avevo cinque anni) ed è proprio una vita che non mi capitava di pensare così bene di un autore. Ho instaurato una specie di simbiosi con l’Autore e la sua Creatura. Ogni volta che incontro qualcuno che ancora non li conosce o non li legge io sgrano gli occhi… e gli regalo una delle 10 copie di TUTTO RAT-MAN n.1 che ho comprato appositamente. E’ una specie di missione. Anch’io, come il Ratto, sono un idealista testadura che, nonostante i continui insuccessi e le mazzate in faccia, prosegue nel suo tentativo di rendere il proprio mondo un posto migliore. Spargendo il Suo verbo. Io e il Ratto siamo come una sola persona. Ma non temete, non è una cosa preoccupante. Ormai è notte fonda, devo proprio andare. E’ il momento di fare ciò che faccio tutte le notti a quest’ora. Se solo ricordassi dove ho messo le dannate orecchie da topo e la calzamaglia gialla. Fletto i muscoli…

“PIU’ CHE UN FAN CLUB, UN COVO DI PAZZI”
di Howling Mad

lmeno questo è quello che dicono anche le articolatissime f.a.q. della nostra mailing list! Sì, perché il fan club dell’Unico Ratto non è mica uno di quei fan club apatici, di gente che dichiara passivamente la sua ammirazione per questo o quel personaggio! Noooo… Noi siamo una vera estensione armata (di buone intenzioni) del Venerabile Leo Ortolani, al quale immoliamo quotidianamente intere ore delle nostre vite per appoggiarlo nelle votazioni in rete per questo o quel premio, per fargli sapere che cosa ne pensiamo del suo lavoro (i pareri negativi vengono puniti con il METALLO!, e qui chi legge Rat-Man da abbastanza tempo mi avrà già capito), per scambiarci opinioni su questioni più o meno serie (di solito meno serie), per richiedere al Venerabile Ortolani di onorarci con la sua presenza alle periodiche pizzate che organizziamo, per cercare di

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carpire anticipazioni sulle nuove storie, e per richiedere un Rat-Man settimanale (noi ci proviamo, almeno…). Cuore pulsante del nostro fan club è la mailing list, nella quale avviene gran parte delle cose su elencate. Attualmente delle centinaia (in crescita ) di membri del club sono frequentatori della lista almeno 50 persone, più alcuni saltuari. La media è di 20 messaggi giornalieri, cifra che lievita notevolmente a ridosso delle uscite Rattesche. Membri storici del club e della list sono Capitan Pixel, nostro fondatore e grande organizzatore (una specie di versione punk del geometra Filini insomma), Amarth, Chojin, Pully, Bia, Gorozon, Curioso, Fumarola ecc. (se devo fare tutto l’elenco non finiamo più…). Se questi nickname vi sembrano angoscianti, vi sconsiglio di incontrarci di persona: alle mostre mercato del fumetto c’è chi ancora chi ricorda con terrore un gruppo di psicopatici che vagava in assetto
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da guerra per gli stand chiedendo: “Dov’è il Venerabile?”. Tra di noi vengono inoltre scelte delle persone che, per le loro azioni o per gli accadimenti che gli occorrono, vengono periodicamente insigniti di grandissime onorificenze: il Rat-Boy Award (a chi ha la stessa fortuna del nostro eroe), il Giuda Award (servono spiegazioni?), l’Aldo Award (per chi ha taaaaanta fortuuna in amore), e il Cicciola Award (per le nostre colleghe rattofile). Insomma, se leggete il Ratto, è nel vostro interesse fare parte di questa poderosa comunità che un giorno conquisterà il mondo. Se non leggete il Ratto, allora avete già dei problemi… Visitate questo indirizzo internet: www.ratmanfc.com e sottoponetevi al nostro questionario. Se sarete giudicati degni, sarete dei nostri. Altrimenti vi mandiamo a casa l’ultimo vincitore del Giuda Award…

DOSSIER IL FENOMENO Rat-man

L’ESILARANTE EPICA TRISTEZZ EZZ
di Michele Ginevra << [email protected] >> arlare di “tristezza” a proposito del più grande successo umoristico del fumetto italiano contemporaneo potrebbe rivelare il sintomo di una pericolosa e precoce follia. Eppure è un aspetto fondamentale della poetica ratmaniana che non può essere sottaciuto. Noto una certa perplessità nei vostri occhi, mista a preoccupazione… Dunque, prima che gli infermieri mi riportino in clinica, provo ad esporre qualche elemento a sostegno di una tesi apparentemente così bizzarra. Partiamo dalle origini del personaggio. L’infanzia è stata caratterizzata da tragedie su tragedie! Smarrito dai

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La morte di Tea... da ”Tutto Rat-Man n. 1 - La minaccia verde”

genitori, finito in orfanotrofio, educato con durezza dalle suore, problematico nella socializzazione con i propri compagni, poco intelligente, sempre immerso nelle sue fantasie, un orsacchiotto di pezza guercio come amico… Il povero Rat-Man non poteva che diventare un super eroe “marvel”, cioè un esponente di quella categoria di personaggi definiti dal motto “super eroi con super problemi”, vale a dire sfigato ma potente! Peccato che il “progetto RatMan” sia riuscito a metà, producendo un individuo solo sfigato. Il suo addestramento è disastroso. Dietro la sicurezza tipica del babbeo sbruffone troviamo una persona imbranata e codarda. E in effetti, il Nostro Eroe finisce spesso e volentieri pestato, sanguinante, polverizzato, abbattuto e umiliato dai nemici più assurdi ed improbabili, a meno che non sia scappato prima... In più, Rat-Man, nonostante i suoi “poteri” non riesce ad avere successo con l’altro sesso. Con il proprio sesso sì, vedi Cinzia…! E così, a Deboroh La Roccia, alias Rat-Man, non rimane che masturbarsi «come un levriero cosacco ogni volta che…», magari consultando l’ormai leggendaria rivista “Stantuffami”…! Insomma, il Nostro eroe è proprio un personaggio triste e patetico, così come lo sono anche i protagonisti di altri serial ortolaniani, tipo l’Aldo di Venerdì 12, ancora

più sfortunato di Rat-Man! L’infelice esistenza degli eroi inventati dal bravo autore pisano-parmense è ulteriormente esaltata dai personaggi comprimari. Le tipologie sono diverse. Gli avversari sono generalmente più furbi e intelligenti, ma mai abbastanza…, come il Ragno. Rat-Man non potrebbe nulla contro di loro. Sarebbe spacciato in partenza. Ma il Nostro Eroe ha anche “due chiappe così”, per cui riesce sempre ad assistere alla loro inevitabile sconfitta. Altri avversari, come la Gatta o Erinni, hanno invece qualcosa in più… Sono infatti donne e, quindi, ancora più cattive ma anche affascinanti e desiderabili. L’esatto contrario della amatissima Thea, talmente amata da fare impallidire il ricordo della Beatrice dantesca. Ma l’amore ed il sesso rimangono entrambi irraggiungibili per uno come lui, subdotato e poco furbo. Un ruolo speciale è ricoperto dall’ambiguo Valker, personaggio crudelissimo che nel corso degli anni ha acquisito spessore, sino alle rivelazioni shok contenute nella recente “esalogia”: Janus Valker è stato il mentore e l’occulto precettore del futuro super eroe, che arriva a crederlo il suo vero padre…Ci sono poi gli amici e quelli che combattono con lui. Scienziati e poliziotti, più o meno svegli e coraggiosi, tra cui spicca il cornutissimo Brakko, a cui è stato dedicato l’intero episodio “Il primogenito!”. Ma il personaggio che gli è più “vicino” è Piccettino, orsacchiotto di pezza un po’ stronzetto, classico amico immaginario su cui il Nostro Eroe scarica tutte le frustrazioni e le nevrosi. Ha perso invece di importanza “l’avido maggiordomo”, anche perché ormai non si parla più della vita ufficiale del Nostro: quella di ricco industriale alla Bruce Wayne. Insomma, un quadro complessivo poco confortante, di fronte al quale ci sarebbe ben poco da ridere. A dire il vero, il nostro Presidente del Consiglio ha affermato, aggiungendo gaffe a gaffe, che noi italiani siamo un popolo capace di ridere delle tragedie. Potrebbe essere dunque uno dei motivi per cui ridiamo del nostro super topo dal muso di scimmia. In realtà c’è qualcosa di più profondo. E se siete arrivati a leggere fin qui, possiamo provare a ragionarci assieme. Sicuramente c’è l’abilità di Leonardo Ortolani nel costruire gag ed inventare battute. Un’abilità ormai consolidata da un costante lavoro di ricerca ed archiviazione degli spunti umoristici suggeriti dall’ispirazione quotidiana. Giochi di parole, allusioni più o meno raffinate, battute fulFM 8

ZA DI RAT-MAN
minanti e battute ad orologeria… C’è di tutto e di lasciato i nostri protettivi genitori molto mooolto più nella library umoristica dell’autore, che ha letto con comodo. Abbiamo forse cominciato a realizzarmolto, da giovane, e deve avere amato in modo par- ci dopo i trent’anni, cominciando solo allora, per ticolare le Sturmtruppen ed i personaggi di Bonvi. motivi incomprensibili, a diventare un punto di rifeE qui troviamo forse un indizio utile per trovare le rimento per i più giovani, che rischiano di essere radici di una poetica basata sull’ossimoro delle dop- ancora più sfigati di noi (impossibile, infatti quei pie coppie culo-sfiga e eroismo-codardia. I fumetti bastardini si laureano prima di noi, escono di casa di Ortolani piacciono naturalmente un po’ a tutti, prima di noi, trovano lavoro prima di noi …). come sta dimostrando il crescente successo editoNaturalmente, non è detto che Ortolani si ponga riale. Ma chi, come me, ha più o meno l’età del Leo obiettivi così profondi. Tutta la sua opera è all’insepuò trovarsi particolarmente in sintonia con l’autogna dell’intrattenimento e per questo riceverà la re. Questo senso dell’umorismo masochistico, in gratitudine eterna di alcune decine di migliaia di cui si è disposti ad offrirsi al pubblico ludibrio, mi è persone (per ora…) per lo spasso che ci ha regalato familiare. Questo parte l’ho visto sostenuta a scuo(a partire da 2 euro, ehm ehm…). Ma appunto, nel la, all’università e in tanti altri ambienti, magari da momento in cui ridiamo di Rat-Man e degli altri persone intelligenti ma riservate, scherzose ma timi- personaggi ortolaniani, in realtà ridiamo anche di de. Persone come Ortolani. Se lo incontrate, trovate noi. Ridiamo della nostra vita priva di avventura, un ragazzo che ha finalmente conosciuto il succesben poco basata sui grandi ideali, forse un po’ tropso, dopo averlo puntigliosamente cercato. Ma non po segnata da una morbosa passione per fumetti, si dà delle arie. Vi parla in modo informale, tenendo giochi di ruolo e film di fantasia… Se teniamo prebassa la testa. Per la verità non smette mai di parla- sente questo tristissimo contesto, possiamo apprezre… Ma non cerca di plagiarvi “raccontandovela zare ancora meglio i rari ma gustosissimi momenti facile”. Anzi vi mette a parte dei suoi mille progetti di rivalsa che Rat-Man riesce a prendersi sul e persino dei problemi di lavoro che incontra, dei mondo. Vedasi il trattamento riservato a certi bampiccoli bracci di ferro quotidiani che deve affrontabini arroganti e petulanti in “Sapore di sale” e re. Insomma, come dice lui stesso con efficacia, è soprattutto la tortura che il Nostro Eroe infligge ad rimasto quel “semplice ragazzo di Betlemme di una un passeggero del treno nell’ormai mitica esalogia volta”! Come lo sono rimasti, in fondo, tutti quei (il passeggero si rivelerà poi essere lo stesso autoragazzi nati a metà degli anni ’60, troppo giovani re). per partecipare all’epifania del ’77, ma troppo granDunque, Leonardo Ortolani, un ragazzo pieno di di per mischiarsi al movimento dei ragazzi dell’85 e problemi come tutti noi, si è rivelato con il tempo a quello successivo della Pantera. In parole povere, un vero genio, riuscendo ad esprimere attraverso i siamo quelli che hanno vissuto in pieno il riflusso suoi personaggi una grande vena umoristica fondata degli anni ’80, con tutto quello che ne è seguito in sulla volontà di riscattarsi da una vita grama, tratermini famigliari, sociali e lavorativi. Un’epoca sformata in un’epopea. Il tutto spesso e volentieri che ciascuno ha vissuto a suo modo, ma che ha pro- incrociato con le parodie dei super eroi, talmente babilmente significato per tutti un grande e collettiazzeccate che Andrea Plazzi ha da tempo definito vo momento di disincanto. Un certo tipo di umoril’Ortolani il più grande autore Marvel vivente. Un smo diventa successo che allora una raffivendica finalnata risposta alla mente tutti quei follia dei nostri bambini molestatempi, come al ti dai Raymond giullare a cui è di turno e tutti permesso ridere quei bravi ragazdel Re. Ma è zi presi in giro anche un modo dalle varie per ridere del Bedelia. Grande fallimento sociaRat-Leo, sei tutti le delle nostre i noi! Almeno tu Ratman violento?!?... da ”Rat-Man n.29 - Le ombre dei padri” generazioni. ce l’hai fatta… Eravamo gli ultiOh… scusami ad essere scelti quando si facevano le squadre. temi, avrei ancora tanto da dirvi, ma sono arrivati Ci abbiamo messo una vita a laurearci. Abbiamo gli infermieri della clinica. Forse riesco a scappafatto una fatica dannata a trovare la fidanzata. re… Inevitabilmente, fletto i muscoli e sono nel Abbiamo penato per trovare un lavoro. Abbiamo vuoto.
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DOSSIER IL FENOMENO Rat-man

IL SENSO DI RAT-MAN PER IL TEMPO
di Fabrizio Lanfredi - Centri di Aggregazione Giovanile di Cremona citico. Anisico. Ladinico. Ah! Bei tempi, bei tempi quelli! Quelli dell’università. Scienze geologiche, ovviamente. Ci si metteva due anni e 7 mesi per realizzare la tesi di laurea e 12 minuti e 43 secondi, cronometrati, per discuterla. Ma, si sa, il senso del tempo è molto personale. E i tempi geologici non sono i nostri, sono quelli di Leo. Ortolani, nella foto ancora all’università, ha dimostrato, in questi anni e in queste storie, di avere imparato il concetto. Il tempo dell’umorismo, in Rat-man, si è dilatato. In Rat-man ci sono, in ordine di durata temporale, battute, “colmi o VIP”, sit-com, barzellette, gag e Leo-gag (non saprei come altro definirle). Le battute. Come dice il termine, copiando spudoratamente dal vecchio Dizionario Motta del ’74, la battuta è una pulsazione, dura quanto un battito di cuore. È l’unità musicale di tempo, “rappresentata dall’insieme delle figure contenute tra due stanghette”. È pure l’unità più semplice del discorso, come per gli attori. Al confine tra queste ultime due definizioni e tra questi due ambiti, tempo-discorso, si colloca, a mio avviso, la battuta umoristica o ironica. Se prendiamo per buona la definizione di cui sopra, nel campo del fumetto la battuta si trova all’interno della medesima vignetta (“tra due stanghette”). Tale modalità è stata predominante agli esordi del Nostro, risultando particolarmente efficace, in seguito, nelle “splash page” del titolo. Quali esempi possiamo addurre la prima vignetta di Tavola 7 delle “Origini” (”Gli erano venute tre borse così, di cu i due sotto gli occhi ...”) e l’inizio della storia “La gatta”. Altrettanto funzionanti ed usate da subito sono le sequenze a “colmo o VIP”. Per “colmo” si intende, letteralmente, una domanda la cui risposta suscita indignazione: “E’ il colmo!”. Portata all’assurdo, nella cultura comune, essa ha un deciso e condiviso indirizzo umoristico. Nella storia dei colmi si sono originati due filoni preferenziali: quello “dei mestieri” e quello “dei VIP”, come detto. Al primo fanno riferimento i colmi della nostra fanciullezza, quelli classici: qual è il colmo per un idraulico? Al secondo si attribuiscono, come esempio, quello dei “campioni”: come si chiama il campione arabo di salto in lungo? In questo caso, dal punto di vista dei fumetti, nella stessa vignetta si trovano sia la domanda sia la risposta. Esempi di ciò si riscontrano nella storia contro il Ragno (Tavola 6 vignetta 2: Rat-man si sporge da un muro crivellato di colpi. ”Qual è il tuo problema ragazzo?”. risposta: ”Ho una mira da far schifo!”; Tav. 12 vignetta 4, con la battuta dello zio del ragno, ucciso da un atlante; ecc.). Nella stessa storia si ini-

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zia ad intuire che Ortolani predilige una ricerca del comico meno immediata, temporalmente parlando. Nei colmi “orali” c’è sempre una pausa tra la domanda e la risposta, sia che essa sia nota o meno. Come sappiamo il senso del tempo fumettistico è dato dal “trascorrere”, o dallo scorrere, delle vignette. Di conseguenza Ortolani presenta in una vignetta la domanda o la situazione iniziale (il topo si ”atteggia” a supereroe: ”Io entro! copritemi!”) e in quella successiva la risposta o la conclusione: il ratto, appunto, coperto da un telo (Tav. 5 vignette 12). Avviene poi il passaggio “epocale” della vis comica ortolaniana. Nelle storie successive i tempi tra domanda e risposta, tra presentazione della gag e conclusione, della stessa gag, si allungano, si dilatano. Dapprima alla Tavola successiva, come, ad esempio, in “Week-end di torrone”, con il salvataggio del giubbotto del cieco, grazie alle rat-molle, che spediscono Rat-man, nella Tavola successiva, nell’alta atmosfera (Tav. 3 e 4). Oppure nelle Tavole 6 e 7, con il Brakko che si gusta la ”boccata” di Kadansky. Tali storie sono state ristampate in Rat-man Collection n° 3, pagg. 19 e 20, 22 e 23. In seguito, con l’inizio delle cosiddette trilogie, ulteriormente si dilata il tempo tra ”domanda-presentazione” e ”risposta-conclusione”. Le Tavole intermedie divengono due, tre, quattro. La migliore, a mio avviso, rimane quella, da buon geologo, di

Non leggevo Rat-Man perché
di Fabio Mirabile

Ingegneria Elettronica al Politecnico di Torino e lavora attualmente presso la “Gugliemo Marconi” di Genova. Si veste bene, porta i capelli corti, non fuma, non beve (non eccessivamente, almeno!), non si droga. Insomma, è quello che le mamme di tutti noi, almeno a primo impatto, giudicherebbero un bravo ragazzo! La cosa sarebbe ulteriormente avvalorata dal fatto che abitualmente non legge fumetti sin dall’età adolescente. Eppure, alcuni anni fa, anche lui è caduto nel tunnel delle creature di Ortolani, e sembra proprio non aver alcuna intenzione di uscirne. Vediamo come un Ingegnere spiega la sua passione per le opere di un Geologo!

F abio Mirabile ha 29 anni, è laureato in

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“Operazione geode”, in RMC n° 8, Tav. 14 vignetta oppure non ha una memoria ferrea, è evidente che 1 e Tav. 20 vignetta 4, in cui si scopre che la crosta di tale gag non ha riso o sorriso. continentale è sorretta da gnomi vestiti di rosso. Le Leo-gag sono per gli aficionados, per i ratÈ tuttavia nella gag dei pennarelli di Filippo che maniani puri, che persistono nella loro assurda pasOrtolani cambia strategia. L’inizio e lo sviluppo in sione per un topo con la faccia da scimmia.. Questo un episodio (“Il ritorno”, Tav. 16 e 19; in Rat-man rimane il problema, o, per altri aspetti, il merito di Collection n° 3, pagg. 80 e 82) e la conclusione, fondo delle Leo-gag: l’eccessiva distanza temporaforse per motivi editoriali, due episodi dopo le, sia all’interno del fumetto sia come uscita in edi(“L’ultimo segreto”, Tavola 37 vignetta 1, in RMC cola, tra presentazione e conclusione della medesin° 4, pag. 69 vignetta 1). Pag. 80: Filippo, con un ma gag. Un po’ come nella barzelletta della “pecora pennarello in mano, adocchia Rat-man sonnecgialla”, in cui una barzelletta termina in quella succhiante; pag. 82: Filippo saluta il Ratto, con la faccessiva. cia scarabocchiata; albo seguente, pag. 69, 8 giorni Rimane, a noi fedelissimi in numero sempre più dopo: il nostro topo ha il volto ancora scarabocchia- crescente, la speranza di giungere a vedere la conto, fuori campo la mamma cerca Filippo: ”Filippo! clusione della “Leo-gag” più lunga nella storia del Filippo? Avete visto il mio bambino?” ”No, signofumetto mondiale, iniziata alla Tavola 2 delle ra, qua ci sono solo i suoi pennarelli.” ”Spezzati.”. “Origini” e che, secondo indiscrezioni, si chiuderà Lo sviluppo temporale della gag raggiunge, pro- nella vignetta finale dell’ultima Tavola di Rat-man prio al termine della trilogia del Ritorno, tempi, per n° 100: un fumetto, “geologici”, con la storia di Kitty e <<Fruga tra le ombre della notte, come per trodella bicicletta: inizio a Tavola 13 vignetta 1 dell’e- vare un significato alla sua esistenza>>. pisodio “La squadra segreta!”, prosecuzione a Tav. Carnico. Norico. Retico. Ah, bei tempi! 21 vignette 1 e 2 e fine a Tav. 67 dell’episodio successivo “L’ultimo segreto” (in Rat-man Collection Fabrizio Lanfredi e Leo Ortolani, di spalle. Per gentile concessione n° 4). E con esse sono iniziate le “Leo-gag”, ossia battute e situazioni enormemente dilatate nel tempo virtuale del fumetto. Come quanto successo nella “esalogia”: alla Tav. 1 vignetta 6 di Rat-man collection n° 29 si collega la Tav. 1 vignetta 9 del n° 31. RMC n° 29: il Rat-man si accomoda sul treno: ”Posso aprire un po’ il finestrino? C’è puzza, qua dentro!”; RMC n° 31: ”Non vuole nemmeno essere amico di piccettino?” ”Di quell’affare puzzolente?” ”Lo vede? Avete già tanto in comune!”. Ma forse ciò è dovuto alla storia a “flashback” narrata. Comunque sia, il lettore ha dovuto aspettare quattro mesi e qualche minuto per le conclusione. E se il lettore è un “occasionale”,

hé… non lo so perché…
Quella di Rat-man, per me è stata una scoperta quasi casuale. Fin dalla preadolescenza gli unici fumetti seguiti con un minimo di costanza sono stati Topolino & C., e prima ancora la deliziosa compagnia de ”Il Corriere dei Piccoli” (una prece accompagna il mio sospiro malinconico). Una volta abbandonato il magico mondo degli eroi, barattato con l’intenzione di andar dietro a sogni più materiali e possibilmente di carne e ossa con ghiandola mammaria ben sviluppata (pustole acnifere e tendinite permettendo), il capitolo ”fumetto” si è involuto fino a diventare materia di derisione altrui. Qualche anno fa, invece, la ”scoperta”. Propostomi per l’ennesima volta, mi feci prestare distrattamente un albo in formato gigante (”Le meraviglie della natura”). E fu LA rivelazione. Da allora ogni copia del ”ratto” viene famelicamente consumata attraverso il rito dell’alienazione terrena. Nessun cataclisma potrebbe richiamare la mia attenzione una volta iniziato a leggere. La caratteristica che più di tutte ha fatto presa su di me è stata la scanzonata aria autoironica e la quasi maniacale ricerca di quel retrogusto a base di freddure che si perpetua quasi su ogni tavola. Pur non avendo mai letto altri fumetti Marvel, il godimento è assicurato. Le pagine scorrono via velocemente tanto che l’attesa bimestrale per il nuovo numero risulta quasi atroce. Geniale la saga di ”Venerdi 12”, con la quale ho più volte messo alla prova i miei addominali per le risate. In questo senso un particolare ringraziamento va al mitico Cioppy. Tutti i personaggi, comunque, reggono bene la scena e la verve umoristica viene suddivisa in maniera esemplare su di essi. Ognuno rappresenta una sfaccettatura della vis comica, attraverso un ritratto semplice ma efficace della realtà magistralmente reinterpretata dall’autore.

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OSCAR CELESTINI
nche questa sezione, come tutta la fanzine, ha qualcosa di nuovo e qualcosa di vecchio: di vecchio ha la pubblicazione di una storia a fumetti, l’ultima era apparsa sul n.12; di nuovo ha la struttura in cui la stessa storia é inserita. Storia a fumetti non come un fatto sporadico, piuttosto un tentativo, attraverso la scelta di un tema (stavolta era ”il mare”), di chiamare a raccolta i più interessanti fra gli autori giovani che ruotano attorno al nostro gruppo, di vedere i loro lavori, di leggerli e di analizzarli, coinvolgendo anche

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delle figure esterne esperte del settore, come Michele Ginevra del C. F.A.P. di Cremona (grazie Michele, NdR), e alla fine poter scegliere una storia o due da pubblicare. Questo era l’intento iniziale. Sappiamo che anche le più belle intenzioni si infrangono con la realtà, infatti dei 5 autori contattati uno solo ci ha inviato una storia. Nondimeno l’iter prima descritto é stato effettuato ed alla fine, anche se con qualche riserva (non ultima il formato che stranamente non era proporzionale al formato della fanzine),

abbiamo deciso per il SI. L’autore, Oscar Celestini, é stato già pubblicato sul sito di fumettomania (www.fumettomania.net), proprio una sua illustrazione apre la nostra home page, inoltre é stato pubblicato qualche mese fa sulla rivista Scuola di Fumetto (edita da Coniglio Editore), ed in quel caso la stessa Laura Scarpa aveva espresso le sue impressioni sull’autore. Vi invitiamo a leggerle, insieme alla storia apparsa su SdF, e poi di leggervi questa nuova opera di questo giovane autore.

uova prova, dopo Scuola di Fumetto, per Oscar Celestini che si conferma autore dotato di un buon senso grafico. Seguendo la lezione grafica di (fra gli altri) Sergio Giardo, Celestini confeziona un breve racconto dal sapore classico. Due guerrieri (o pirati?) si combattono in memoria della ragazza amata. L’esito drammatico viene addolcito dal finale. Una maggiore attenzione alla sceneggiatura e un disegno più sicuro aiuteranno senza dubbio questo autore a farsi strada nel mondo del fumetto. Le potenzialità ci sono. Occorre lavorare sodo e cercare di pubblicare, autoproducendosi se necessario. In bocca al lupo. Michele Ginevra
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i chiamo Oscar Celestini sono nato a Viterbo l'8 agosto 1984 e da quel giorno non ho mai posato la matita. Disegno per passione, tutto quello che so l'ho scoperto da solo non ho maestri non ho regole. Seguo la linea sottile della mia immaginazione. La storia SOGNO (leggibile sul sito di fumettomania) è la prima che ho reso pubblica, ne ho disegnate altre, ma erano più esperimenti di un ragazzino. Il resto lo sto vivendo. Potete contattarmi alla mia e-mail per spedirmi le vostre sceneggiature. [email protected]

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INTERSEZIONI CREATIVE TRA MEZZI ESPRESSIVI
a cura di Domenico Cutrupia << [email protected]>>

umettomania cambia, anzi si evolve, e con essa cambia (si evolve) il nostro modo di comunicare e la prospettiva dalla quale guardiamo al nostro medium preferito, il nostro amato fumetto. Le potenzialità espressive che il fumetto possiede ci spronano ad un maggior impegno di analisi ed a sviluppare le potenzialità critiche di Fumettomania. Troppe volte si è parlato di ghetto per il fumetto e per ogni discorso che lo riguardi. Ghetto confuso da alcuni per torre eburnea o per raffinato club di gentlemen. Altre volte si è parlato del fumetto come di una terra di

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Never-Never-Never-Land per piccoli Darling che non vogliono crescere ma che, una volta cresciuti, tagliano i ponti con la loro fanciullezza negandosi alle soluzioni più mature del linguaggio fumettistico. Noi di Fumettomania diciamo che il medium fumetto va conosciuto in latitudine e in longitudine, in tutte le sue manifestazioni, da Disney ad Eisner, da Kobayashi a Van Hamme. Fumettomania ha sempre avuto la vocazione di riferire novità interessanti e poco note. Ora, coerenti con la carica di innovatività che ci ha sempre caratterizzato, vogliamo fare qualcosa di più. Da sempre alfieri di una nuova intelligenza della comunicazione fumet-

tistica, abbiamo deciso di puntare l’attenzione su quanto c’è in comune con le altre forme espressive. Cinema, arte, musica, tutto questo troverà spazio in questa sezione della nostra bella fanzine. Divagazioni su altre forme culturali che possano affiancarsi in modo interessante al nostro discorso sul fumetto. Note su possibili convergenze parallele tra la cosiddetta cultura alta e la narrativa di genere. Nomi interessanti prestati al nostro discorso, come Coppolino Billè, studioso di filosofia del Novecento il cui nome lo si può trovare in riviste universitarie specializzate, e Gravina, insegnante e giornalista. Aspettatevi altre novità.

L’ IRRESISTIBILE LEGGEREZZA DEL FUMETTO
di Gianfranco Gravina << [email protected] >>

hissà cosa, o chi, ispirò il newyorkese Oitcault nel lontano 1895 a far parlare il suo personaggio da una nuvoletta di fumo. Forse perchè racchiudeva il pensiero in modo così incisivo, o forse perché rendeva le sue vignette più gradevoli all’occhio dei lettori? Boh, provate a darla voi la risposta, ma fatto sta che da allora il “fumetto” spopola nelle edicole di tutto il mondo presso un vastissimo pubblico che non conosce barriere di sesso, di età, di cultura, condizione sociale, economica, etc, etc. Provate a portare via ad un bimbo il suo Braccio di ferro, ad un padre di famiglia il suo Tex, ad un ventenne il suo Nathan Never, ad un arzillissimo nonnino le avventure di Blek o Capitan Miki… Scommetto un milione di euro che non avreste vita facile! Certo!! Hai scoperto l’acqua calda! Perché il fumetto prende, eccome se prende!!! Ma vediamo di ragionarci su , come siamo soliti fare. L’universo del fumetto così diverso, così normale, così fantastico, così reale, così visibile, così nascosto, così popolato

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di esseri vicini e/o lontani, può solo darlo il fumetto. Sì, sì, d’accordo che un buon romanzo è sempre un buon romanzo, per carità, ma solo lui ci trasmette certe sensazioni e ci trasporta in un mondo nel quale ognuno di noi, almeno una volta nella vita, vorrebbe stare. Ricordo che da bambino mi sarebbe piaciuto diventare il quarto di Qui, Quo, Qua, magari Que, e vivere una giornata in compagnia di Zio Paperino per far disperare quell’avaraccio di Zio Paperone; oppure diventare il secondo compagno di avventure di Topolino, al fianco dell’immarciscibile Pippo, sempre pronti a tirare un brutto scherzo a Macchia Nera o alla Banda Bassotti. Bei tempi! Bei tempi! Ma per non andare tanto lontano, anche il cerebrale Dylan affollava la mia irrequieta fantasia di universitario: le sue realtà parallele, i suoi mostri, i suoi incontri, le cazzate di Groucho … Ricordo che non ne perdevo uno e mio padre mi prendeva per pazzo! Allora siete pronti a tuffarvi, voi che ancora avete dubbi, in questo grande mare? Non abbiate remore, fidatevi, salite in soffitta e prendetene uno a caso, aprite la prima pagina ed il gioco è fatto…
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UN OBOLO PER L’AUTORE ED UN RENE PER UN FUMETTO, OVVERO:

STORIE DI NORMALE SOPRAVVIVENZA DI UN POVERO CRISTO REO DI ESSERE UN FUMETTARO...
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di Maurizio Pustianaz <<[email protected]>>

rmai è fatta! Per comprare fumetti ormai si deve vendere un rene. Non è grave, con uno solo si vive lo stesso, però non è un pensiero un po’ bizzarro? Sembra di no guardando i prezzi che hanno raggiunto i nostri fumetti preferiti. La situazione la conosciamo tutti, facciamo però un ripassino veloce veloce. Alla fine dell’anno scorso tutte le case editrici (così come qualsiasi altro produttore di beni commerciali) in previsione dell’Euro diedero una ritoccatina ai prezzi. Una cosa da nulla sembrava. Da Gennaio e per i primi tre mesi dell’anno i prezzi videro di nuovo un incremento perché bisognava arrotondare. Le nostre testoline non avrebbero retto a fare i conti se uno Zagor costava EUR 2.07, vero? Bene! Magia delle magie, la ritoccatina fu di EUR 0.13 e non di EUR 0.3. Come mai? Boh? Nessuno l’ha mai spiegato, così come devo ancora capire come mai le merendine che compra mia moglie siano passate (in lire) da £4300 a £ 5000!!! Così, da un giorno all’altro. Così come ”Hello Spank” è passato da EUR 3.90 a EUR 4.50!! Come mai? Boh??? Poi il bello è che di variazioni ce ne sono state in certi casi più di una e un’altra magia sta nel fatto che una ristampa in tre volumi di Go Nagai, dopo due anni o giù di lì, costi £10.000 in più a volume. Possibile che ci sia stato un rincaro del prezzo della vita del 50%?? Oppure prima lo stampavano in perdita? Perché sembra che le cose che sono sicuri di vendere in ogni caso abbiano subito aumenti maggiori? E’ solo un pensiero malizioso oppure abbiamo scoperto il loro piano malvagio per la conquista del mondo? Lasciamo da parte la critica del borsellino e cerchiamo di capire che cosa può provocare nel lettore e nel mercato tutto questo incremento dei prezzi. Io, purtroppo, parto dal presupposto che il fumetto, o buona parte di esso, sia un atto artistico e che quindi implichi una consapevolezza nell’autore che lo spinga a dare il suo meglio. Queste però sono belle parole, perché anche nell’editoria di fumetti c’è una parolina odiosa e magica allo stesso tempo che aleggia nell’aire: il marketing. Il personaggio non è buono perché lo è intrinsecamente, ma lo è se può essere venduto a maree di ragazzini inneggianti all’eroe. Parliamoci francamente, ci sono personaggi che sembrano sopravvivere a se stessi e leggendo le avventure dei quali sono arrivato al limite dell’orchite! Esempio estero lampante di casa editrice soggiogata a queste regole è la Marvel, che per un certo periodo di tempo è stata anche proprietà di una multinazionale
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cosmetica (ora non so chi ci sia dietro). Tale casa editrice fu costretta più volte a trattare i propri personaggi quasi esclusivamente come un prodotto appena vendevano meno, snaturando l’innocenza iniziale dei primi personaggi di Lee e soci. Poi si scopre che il taglio delle vecchie storie portate su pellicola da registi molto bravi fa sbancare il botteghino... questa però è un’altra storia. Esempi più recenti? Le varie saghe ambientate in mondi paralleli e i supereroi in versione manga (tanto per cavalcare la moda del momento) per citarne due... Altro problema, per gli editori, è il target al quale ci si vuole rivolgere. Avete mai visto un fumetto apprezzato soprattutto dagli adulti costare poco o non ”meritare” il formato cartonato? Perché? Forse perché si presume che l’adulto lavori e che possa spendere di più, oppure c’è qualcos’altro che non so immaginare? La bassa tiratura forse? Ma se lo compreranno in pochi, oppure ci si aspetta che siano pochi, perché si opta per un prezzo alto? Per fare in modo che lo comprino ancora meno persone? Sembrerebbe quasi un suicidio se il ragionamento fosse questo! La domanda alla fine è: c’è realmente bisogno di dover fare un mutuo per comprare le ristampe di Watchmen, Sin City o Blake & Mortimer? Perché mi ”arrabbio” così tanto vi chiederete? Perché si vuole applicare ad un arte le regole del mercato globale. Quelle regole che appiattiscono qualsiasi cosa facendo cambiare mille volte il costume dell’Uomo Ragno o che lo fanno diventare un deficiente con la mantellina nei cartoni messi in onda dopo il successo del film? Mi arrabbio perché per vendere si devono creare dei bisogni indotti e non si punta sulla qualità del prodotto. Mi fa anche schifo chiamarlo ”prodotto”, però visto che c’è dietro gente che ci campa, il nostro amato e bistrattato fumetto è anche tale. Purtroppo... Perché gli editori dovrebbero avere come spauracchio l’inizio degli anni ‘80 quando in edicola c’erano pochissimi fumetti (Alan Ford, i Bonelli, il Monello, l’Intrepido, Lando, il Montatore e poco più)? Perché così come sono aumentati i fumetti è aumentato il costo della vita e la gente comune fissa delle priorità e se è gente che lavora come me e che magari ha famiglia, le priorità non contemplano il fumetto. E’per questo che bisogna puntare sui ragazzini che possono spendere la paghetta tutta in fumetti? Non penso... La paghetta chi gliela dà? Madre Teresa dal Paradiso? Oppure il papà che si guadagna la pagnotta? E perché a questo punto dovrebbe spendere i soldi in fumetti e non nell’affitto/acquisto del prossimo Tomb Raider? Io personalmente i miei reni me li terrò e cercherò di essere oculato nei miei acquisti, perché il fumetto per me deve essere un piacere ed una sorpresa, e non un obolo ad un autore senza idee ed un mercato senza regole...

VOLI PINDARICI Intersezioni creative tra mezzi espressivi

NOTA SULL’ARTE DI COLLEZIONARE
di Giovanni Coppolino Billè <<[email protected]>> essuna passione umana può essere considerata, a torto o a ragione, inutile, soprattutto se dettata da un desiderio genuino di accostarsi alla realtà per sperimentarne la varietà fenomenologica con un indugio micrologico pieno di curiosità per tutto ciò che è altro da noi. Tra le passioni dello spirito nessuna sembra più inutile del collezionismo, al punto che il pensiero fatica spesso ad accostarsi alla sua forma e, quando vi si accosta, si guarda bene dal riconoscerle uno statuto artistico, se non forse di un’arte di secondo piano o, addirittura, degenerata. Il problema però nasce all’interno dell’oggetto stesso da indagare, in quanto collezionare in sé qualsiasi tipo di oggetti, dai più rari e preziosi a quelli di uso quotidiano, presuppone un pathos inconsapevole che si lascia imbrigliare con estrema difficoltà nelle maglie della conoscenza e della critica delle sue leggi rigorose. Il collezionista sente il bisogno di dare senso alla sua esistenza quotidiana circondandosi di oggetti che spesso hanno valore solamente per lui e, soprattutto, andando continuamente alla ricerca di quello che ancora manca alla sua collezione. E’ un processo senza fine, e anche laddove riesce a completare la sua collezione, proprio per la legge interna della sua incompiutezza, la ricerca ricomincia in altri settori e con altri oggetti che, anche se apparentemente non sembrano avere un nesso con quelli precedenti, nella mente (o più precisamente nell’animo) del ricercatore presentano delle “affinità elettive” al loro interno in direzione dell’ideale del loro compimento. Ma non si Walter Benjamin tratta solo di ideale: gli oggetti della collezione racchiudono in loro una totalità, anzi sono frammenti di un tutto che guardano alla verità della loro essenza rappresentando l’idea che il collezionista cerca in essi. Solo un collezionista può tentare di circoscrivere la sua passione in ambito ideale, perché spesso la passione può lasciare spazio alla mediazione concettuale nell’interrogazione del suo oggetto, e allora chi colleziona scopre nelle sue raccolte un’occasione per la filosofia o la critica d’arte. Walter Benjamin, che nel secolo scorso è stato collezionista di libri per l’infanzia e di malati di mente, ma è stato soprattutto filosofo e critico letterario, ha dato dell’arte di collezionare la definizione più pregnante: “ Il collezionista si trasferisce idealmente, non solo in un mondo remoto nello spazio o nel tempo, ma anche in un mondo migliore, dove gli uomini, è vero, sono altrettanto poco provvisti del necessario che in quello di tutti i giorni, ma dove le cose sono libere dalla schiavitù di essere utili.” (Parigi.La capitale del XIX secolo) Per il collezionista gli oggetti perdono il loro valore d’uso e conser-

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vano in loro una magia culturale, che li proietta, e con essi la percezione di chi li custodisce, in un mondo di sogno, altro dalla realtà. Il lato negativo è dunque la fuga dalla realtà quotidiana, ma è un aspetto secondario rispetto alla funzione primaria del collezionare che è, al contrario, un’intensificazione della realtà stessa. Collezionare preserva nel tempo la possibilità per l’uomo di rappresentare la sua relazione con il mondo lasciandovi abitare il ‘senso’ e, quindi, mettendo in crisi la logica del consumo che ne è il contrassegno principale. Sin dall’Umanesimo, e poi soprattutto nell’età rinascimentale e barocca, si è diffusa presso gli intellettuali e le classi più elevate la collezione antiquaria di libri, stampe e opere d’arte a cui si sono aggiunte, con la rivoluzione industriale e il predominio della tecnica, quelle di oggetti esotici o, in misura maggiore perché alla portata di una larga maggioranza di persone, di uso quotidiano, al punto che oggi tutti in qualche modo possiamo dirci collezionisti e tutto può essere adatto ad essere collezionato. Un fenomeno assai diffuso nel nostro tempo è ad esempio collezionare fumetti, ed è dall’analisi di questa forma particolare che emerge con chiarezza l’evolversi del significato del collezionare nella percezione del suo uso. Questa passione è collocata nel tempo in quanto è scandita dal ritmo della sua durata indefinita e riesce, al tempo stesso, ad ampliare lo spazio della realtà per mezzo dell’immaginazione. A differenza di tutte le altre collezioni, che si basano in genere su un numero definito di oggetti, quella dei fumetti presuppone sempre una continuazione, in quanto l’oggetto da creare (il fumetto successivo) è già presupposto dall’esigenza stessa della collezione. Le storie precedenti richiedono, nella loro logica interna, quelle successive senza che si giunga ad un punto finale. Questo processo si può comprendere benissimo riflettendo sull’immortalità dei personaggi, che spesso continuano le loro avventure anche dopo la morte del loro creatore (sostituito da altri autori). I personaggi di Walt Disney sono il caso più emblematico di questo fatto. Ma anche nel caso in cui un personaggio esce fuori di scena con il suo disegnatore principe, da quell’idea e da quelle storie si creano altri personaggi simili che in un certo senso ne dilatano la durata nel tempo. Il collezionista di fumetti non guarda solo in direzione del passato (i numeri precedenti della serie) ma anche in direzione del futuro. Una storia non ha tanto il suo valore in sé, ma presuppone quella successiva, la richiede come un’esigenza inevitabile. Ma tra le dimensioni del tempo quella che si impone, tenendo insieme i fili delle altre, è il presente: il collezionista ama vivere contemporaneamente la storia dei suoi personaggi ed è
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necessario che lo faccia per ampliare la propria per- piuta e che mai potrà pervenire al suo compimento. cezione della realtà e, al tempo stesso, per compren- Infatti, mentre il film o il romanzo o la poesia costidere più a fondo il proprio sé. Infatti, il fumetto non tuiscono in sé una totalità compiuta, che non necessiè tanto una dimensione altra della realtà e, in un certo ta di un seguito e che solo impropriamente diventa senso, la sua complementarità, ma è la creazione di serie (come ad esempio i film di successo che, per immagini di sogno che si proiettano nella realtà stes- ragioni puramente commerciali, insistono su un sa. La formula è dunque: realtà-immagine-immagi- determinato personaggio), il fumetto esige di per sé ne/realtà. Il fumetto rappresenta una sorta di rifles- una continuazione e nessuno più dei suoi eroi può sione per immagini del processo reale, ne coglie la aspirare all’eterna giovinezza nel tempo, nella sua dimensione etica come quella economica e permette durata. Esso somiglia molto all’aforisma: è un framal lettore che vive in esso di comprendere meglio i mento di un tutto che solo idealmente, e utopicamenmeccanismi della società che lo circonda. Ma prima te, potrebbe essere ricomposto; a differenza di quello ancora permette una maggiore comprensione di se però non ha un tutto come propria origine, né come stessi, delle proprie maschere: il personaggio-eroe necessità. Inoltre, il fumetto mantiene una relazione rappresenta spesso il lato più intimo, malinconico e ambigua con il suo più diretto concorrente, il libro: celato della nostra personalità, ma quello è propedeutico a questo, anche ciò che non siamo e che, forse, ma non si dà il contrario. La sinnon avremo mai il coraggio di essere, tesi di immagini e linguaggio che il nostro sé ideale che, in quanto viene è peculiare del fumetto si incuproiettato nel nostro immaginario, nea nello spazio e nel tempo, e in permette di vivere empaticamente questo modo prepara la strada al con esso. Perché l’ideale permette libro, ma è solo in questo che la all’uomo di tendere al proprio migliosintesi si fa dialettica e i due ramento e, quindi, alla consapevolezambiti, immagine e linguaggio, za dei propri limiti oggettivi, da cui Walter Benjamin in biblioteca si fondono insieme nella scrittuscaturisce il bisogno dell’altro e, con ra, e i volti dei personaggi-eroi si esso, il passaggio dall’immagine alla trasformano continuamente in comunità come realizzazione dell’ethos. Le stesse base alle esigenze di chi legge. I volti diventano leggi individuate nell’arte di collezionare fumetti maschere, disegnate dalla fantasia dell’anima di cia(durata indefinita del tempo, ampliamento della per- scuno, e la voce diventa plurima. Ma senza il fumetcezione spaziale, scoperta di sé dall’interno e come to l’immaginazione non conoscerebbe tutte le sue bisogno dell’altro) sono seguite a maggior ragione potenzialità, anche se fosse evocata soltanto per dal creatore dei fumetti, l’autore, che non può non sfuggire alla grigia monotonia della propria vita. cogliere la propria arte come necessariamente incom-

L’UTILITA’ DEL FUMETTO NELLA DIDATTICA DELLA STORIA
di Domenico Cutrupia << [email protected]>>

a lettura di un fumetto può essere gradevole, piacevole e rilassante come poche altre cose. Ascoltare e leggere storie è un bisogno che l’uomo si porta dentro da quando, tanto ma tanto tempo fa, si passò dalla preistoria alla storia. La lettura di un fumetto unisce il piacere del racconto alla visione della rappresentazione artistica del racconto stesso. Quello del vedere è un bisogno ed un piacere primario per l’uomo. Ma il fumetto può essere interessante ed istruttivo oltre che gradevole, piacevole e rilassante. Molti lo considerano un valido ausilio per l’avviamento alla lettura dei giovani: il gusto per la storiella aiuta i ragazzini a prendere confidenza con le parole scritte e li prepara, a poco a poco, a passare ad altro tipo di lettura. E’ certamente vero se per fumetto si intende solo Topolino, i fumetti Disney e poco altro. Esistono altri fumetti, altri stili, ben altra profondità di vedute. Esistono fumetti come Dago, pubblicato dalla Eura Editoriale e presente in tutte le edicole. Nelle storie di Dago, ambientate nel XVI secolo, si incontrano importanti personaggi storici realmente esistiti. Si va
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da Benvenuto Cellini, orafo e scultore fiorentino al servizio dei re di Francia, a Martin Lutero, riformatore religioso tedesco iniziatore della Riforma che cambiò la storia dell’Europa. Dago è scritto dal grandissimo Robin Wood, autore anche di Nippur, fumetto ambientato nella Mesopotamia al tempo dei Sumeri. Robin Wood è un prolifico sceneggiatore di fumetti di scuola argentina, le sue opere sono note in tutto il mondo. Molti fumetti italiani, bonelliani in primis, hanno ambientazioni storiche: Tex su tutti. Può sembrare ben poco per rimpolpare le programmazioni curricolari di storia. E’ un punto di partenza, una risorsa importante. Una risorsa che le case editrici specializzate in scolastica dovrebbero prendere in considerazione. Ma dimentichiamo le storie commentate da Enzo Biagi che ora si trovano solo nelle bancarelle e che di fumettistico hanno solo il nome! La lettura del fumetto permette di aiutare i discenti che hanno uno stile di apprendimento di tipo visivo e, attraverso una storia ben narrata, può incrementare la motivazione allo studio della storia. Un insegnante di storia può ben giovarsi del medium fumetto.

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TAG 17 numero 3: ”LA RESA DEI CONTI” Caratteristiche editoriali: 32 pagine a colori, spillato, formato comic book. Copertina: Pino Rinaldi Pin up di 4^ di copertina: Roberto De Angelis Prezzo: 3,10 Euro La storia: Siamo giunti all’epilogo di questa mini serie dal ritmo serrato e piena di “real SpecOps” action: Mark, il Maggiore Rynalds ed i due SEAL team infiltratisi nelle Nakatomi Towers sono impegnati in una corsa contro il tempo per individuare Akhab e disinnescare la bomba con l’agente nervino da lui innescata nei K-labs. La partita, però, non si gioca su un unico tavolo ed un altro giocatore sta per fare la sua nuova ed imprevedibile mossa. In un mondo dove niente sembra più essere ciò che si credeva, gli eventi precipiteranno fino alla rivelatrice conclusione: chi è Mark? Chi è Akhab e che legami ha con lui? Non perdetevelo sulle pagine di questo fantastico albo, realizzato magistralmente dal team creativo Amoroso/Carbonetti/Seccia, sotto la sapiente guida artistica del “mago” Pino Rinaldi. Inoltre, un “cameo” di Alex “Heart of Chastity” Boni. Avete aspettato più di un anno per questo finale pirotecnico, non rimarrete delusi!
In questa pagina, dall’alto verso il basso, le tavole n.ro 26 - 6 e 7 estrapolate dal n.3 di Tag 17 Per gentile concessione dell’Editore

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5 PICCOLI ALIENI ”UN’AVVENTURA GALATTICA !”
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é un progetto editoriale (ancora dal titolo provvisorio) ideato ed illustrato da Giuseppe Orlando, sceneggiato da Vito Di Domenico, coordinato da Mario Benenati, e che si avvale anche di Ivan Abraini in qualità di disegnatore e illustratore 3D. Vorrebbe essere un romanzo illustrato, indirizzato a lettori giovani e meno giovani. La storia in breve: un gruppo di piccoli alieni rapiti da un malvagio, che ha in mente un progetto terribile, e che poi saranno salvati da un gruppo di ranger spaziali alquanto pittoreschi, il tutto condito con astronavi dalla forma strana, un pizzico di umorismo ed un finale a sorpresa. Al momento, oltre il character dei personaggi ed il soggetto, stiamo approntando il layout delle illustrazioni e la sceneggiatura definitiva. Nel contempo stiamo contattando una serie di editori ai quali proporre il volume per la pubblicazione nonché un supervisore che coordini tutto il progetto. Vi offriamo una panoramica con alcuni personaggi ed una illustrazione pittorica delle astronavi.

Per gentile concessione (Copyright dell’Autore)

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NUVOLETTE ITALIANE
di Mario Benenati << [email protected] >>

d una delle ultime manifestazioni nazionali alle quali ho partecipato, a Napoli nel marzo del 2002, una delle critiche mosse alla fanzine é stata la frammentarietà degli interventi. Ancora una volta abbiamo raccolto i suggerimenti, li abbiamo modificati alle nostre esigenze, e abbiamo operato il cambio strutturale della fanzine, ora leggibile in sezioni. L’ultima sezione, questa, é stata quella che più delle altre ci ha fatto tribolare. Per la prima volta abbiamo avuto una difficoltà incredibile a ricevere articoli, ed é stato a causa di questa sezione che abbiamo accumulato ulteriori due mesi di ritardo. UNA CATASTROFE. Questa situazione si é creata

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perché abbiamo meno collaboratori che scrivono sulle produzioni italiane e perché c’é stata anche la volontà di non inserire in questo numero recensioni su materiale estero (né USA, oggetto del numero precedente, né francese, né manga). Comunque la realtà italiana a fumetti non é una delle più rosee, Martin Mystère e Nathan Never (quelli che in alcune occasioni hanno acceso di passione i nostri cuori) della Bonelli vivacchiano, anche se spiccano Dampyr e Gea, oltre W.i.t.c.h. della Disney (un fenomeno fumettistico e non solo per giovanissimi, del quale non parliamo perché già in tanti lo hanno fatto) e la nuovissima serie “John Doe” della Eura, sulla quale invece esprimiamo i

primi commenti a caldo. Il resto, almeno in edicola, é desolazione; ah dimenticavo che tra le nuove proposte ci sono state la ristampa di Ken Parker, della Panini, e l’ennesima ristampa di Tex. Mi sa che siamo messi proprio male. Qualcosa si muove nelle fumetterie, vedi Kappa Edizioni (della Kappa non siamo riusciti a scrivere nulla, ma ci rifaremo la prossima volta) e Coconino (idem come sopra), per non parlare di vari giovani autori italiani che stanno pubblicando delle cose interessanti e che vengono esposti all’estero. La settimana passata c’è stata anche Lucca Comics, da sempre un momento importante per il fumetto (ce la racconta Antonio Recupero).

DEAD MAN WALKING
di Lucio Sottile << [email protected] >> are che in America i cadaveri senza nome siano classificati come John Doe. Jane, se sono cadaveri femminili. Doe, come dire Daina. Chissà da dove ha origine questa tradizione? John Doe è anche il nome di un nuovo personaggio dei fumetti, edito dalla Eura ma stampato in formato bonellide. Non è, almeno, il classico bonellide con pochi mezzi, meno idee e scarse caratterizzazioni. Tuttavia il paragone con gli albi Bonelli si ferma appunto al formato. A parte la differente qualità di stampa, intendo. Ricordo di aver letto, qualche anno fa, un saggio di Luther Blissett in cui si sosteneva che il personaggio più atipico/interessante/acanonico della scuderia Bonelli fosse Mister No in quanto, a

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ben guardare, a parte le tendenze politiche orientate più o meno a sinistra, i personaggi sono piuttosto borghesi. E tutti sbirri: Nathan Never è, come la collega Rebecca ”Legs” Weaver, un agente privato; Martin Mystère collabora spesso con l’ispettore Travis ed è, per definizione, un detective (dell’impossibile); discorso simile si può fare per Dylan Dog; per Nick Raider e Julia non c’è bisogno di aggiungere qualcosa; e persino Gea, la combattente che veste alla rockettara, è una sorta di vigile interdimensionale. John Doe è un BUROCRATE, e già questo fa la differenza. Certo, lavora(va) in un ufficio particolare, il cui nome è Trapassati inc., per conto di Morte, e già nel primo numero si licenzia per questioni deontologiche: in sintesi ha scoperto che Morte e gli altri 3 cavalieri dell’Apocalisse hanno sottratto alla Destinazione Finale (film con un soggetto molto simile all’episodio n. 2, ”Brillano nel buio”, ma non accreditato come fonte ufficiale) un gran numero di umani, garantendo loro l’immortalità affinché collaborino alla messa in scena del Giudizio Universale. E non solo carnefici specializzati, ma anche pittori, poeti, scenografi (e gli sceneggiatori di fumetti?)... il problema è che si è creato un buco nella contabilità grande quanto l’Alabama e, per riempirlo, Morte deve scatenare un Olocausto che faccia fuori
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LA COMBATTENTE CHE VESTE ALLALucio Sottile <<[email protected]>> ROCKETTARA di
onte ispiratrice è ovviamente L’alieno, un fantagiallo con protagonista quel bisteccone di Kyle MacLachlan. Pochi i riferimenti alla saga della Razza Nemica: le prime pagine mostrano come Il figlio del tuono sia tutt’altro che defunto (se non s’era capito!), un paio di flashback sulla Grande Battaglia fanno intuire che in Gea dimora la memoria di un’antica combattente, Inanna. Ad ogni modo mala tempora currunt: il Sigillo sta per rompersi, l’identità segreta di Gea fa acqua da tutti i pori (che schifo di metafore vengono fuori alle 3 di notte!) come per DareDevil - a parte lo svitato agente Diderot, adesso anche lo sbirro negro Al Khatib sospetta; e non parliamo poi di Leonardo e Sig - insomma, tutto lascia supporre che qualcosa accadrà. Qualcosa è comunque accaduto su tutt’altro versante: per la prima volta nella storia della Bonelli è rappresentato un amplesso come si deve, senza trucchi o artifizi né viaggi nel mondo etereo: pagine e pagine della protagonista che si dà al sesso selvaggio con l’amico paraplegico dotato anche di un piercing magico al popparuolo... a che cosa attribuire il rinato vigore del maschietto? al suddetto anello? al contatto approfondito con Gea? io direi a problemi di prostata (la scena hard si svolge al mattino presto, e ogni maschietto sa che cosa intendo). Altra chiave di lettura, in fondo dell’intera serie, è l’imqualche milione di persone in modo da rimettere in pareggio il bilancio ed evitare che le alte sfere scoprano le irregolarità. Il problema è che JD si accorge di tutto e, non tanto per il buon cuore che tanto buono non è (nel primo episodio lo vediamo investire un vecchietto destinato a finire la propria vita sotto le ruote di un’auto, subito dopo aver amoreggiato con una bella moritura... John Doe, non il vecchietto) ma quanto per onestà professionale e magari anche risentimento per essere stato tenuto all’oscuro, decide di nascondere la falce dell’Olocausto, il solo manufatto che permetta di scatenare genocidi. Inizia così la fuga che porterà John Doe nei posti più svariati del pianeta e di altrove, come nel Ristorante Alla Fine Dell’Universo, megacitazione della saga di Douglas Adams sugli autostoppisti galattici. Del resto l’intera serie è una corsa alle citazioni, consce e inconsce, in primis Apri gli occhi di Amenabar, film spagnolo che ha visto anche un remake con Tom Cruise, il deludente Vanilla Sky; va comunque ricordata tutta la corrente pulp, dalla filmografia di Tarantino a Leon di Luc Besson e così via. Il particolare universo narrativo, del resto, aiuta nell’opera di introdurre personaggi storici e figure inventate (dal pistolero Sam Colt ai Magnifici Sette Nani), ed i personaggi sono mediamente colti ed in grado di riconoscere essi stessi la fonte citata. Tra i personaggi ricorrenti c’è la convenzione umana per eccellenza, ossia Tempo, rappresentata come una
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pegno sociale: fa sorridere ma anche riflettere il modo in cui Sig rifiuta di baciare l’amico sieropositivo senza prendere le ”precauzioni adatte” (perché l’aids non si trasmette coi baci, ma herpes e tante altre malattie connesse purtroppo si); e fa sorridere la satira di Enoch sulla questione canne: non si schiera apertamente, non alla Bonelli, ma gli piace far notare l’incongruenza della legislazione nel settore, e questo argomento con il recente decreto Fini sta tornando preoccupantemente alla ribalta. Un’altra questione di cui si ri-parla negli ultimi giorni pubblicità occulta? - riguarda l’imprenditore che aveva dato fuoco ad un dipendente che pretendeva condizioni di lavoro regolari; in questi giorni pare che la nuova sentenza abbia negato l’aggravante dei ”motivi abbietti”. Mah! L’impegno sociale è poi parte integrante della trama (il negro Les si occupa di una palestra dove si fa boxe e contemporaneamente si sviano i ragazzi di quartiere dalla cattiva strada): un’entità (L’intruso) ruba il cadavere di Les ma ne continua l’opera e sembra sincero nel suo affezionarsi ai familiari ed agli amici del suo ospite. Qui mi dissocio da Gea e dalla sua dichiarazione (”Quella non è la tua famiglia, e il tipo su cui i ragazzi del Gym contano E’ MORTO!”). Ha ragione, forse, ma non sono d’accordo! Insomma, è un albo che fa pensare, riflettere, magari arrabbiare, quindi non c’è di che lamentarsi! Eppure qualcosa di storto ci dev’essere, altrimenti perché mi sembra che questa storia non sia all’altezza delle precedenti? Brutta non è, e non posso dire che non sia bella. Però non mi piace. O almeno non del tutto. Boh! dolce affabile biondina innamorata del protagonista, ed un killer che è anche una citazione, infatti si chiama LEONida (dalla cui tasca posteriore sporge un fazzoletto di cui non riesco a identificare il colore, sic!). Citazionismo a parte, un elemento di distinzione rispetto ai soliti bonelliani e soprattutto considerando le tematiche della serie è la scarsità di morti. Se ne parla, ovviamente, ma come un centravanti parlerebbe del pallone, e le scene di violenza, svolte soprattutto tra Immortali ed Eterni, non possono certo comportare l’eliminazione fisica dei contendenti. La serie nel suo complesso presenta pregi e difetti, tipici forse per una casa editrice forte (la Eura) che cerca di introdursi in mercato diverso. Abbiamo così delle copertine fantastiche, da levarsi tanto di cappello di fronte a Massimo Carnevale, a cui non sempre corrispondono disegnatori all’altezza, ed a questo si può sommare l’originaria diversità tra il modo di rappresentare il look del personaggio principale secondo il copertinista e secondo i vari disegnatori. Per inciso gli occhialoni e le basette incolte vanno benissimo, e fortunatamente negli ultimi episodi fanno capolino anche all’interno delle storie. Unitamente a questo a livello di testi ci sono belle trovate e rovinose cadute di stile, soggetti a volte scontati ma trattati in modo interessanti e idee buttate là che potevano essere qualcosa di grande ma non hanno fatto a tempo a germogliare.

RECENSIONI Nuvolette italiane

IL COLTO TENEBROSO NEI MONDI FANTASTICI DI BONELLI:
di Domenico Cutrupia << [email protected] >>

DAMPYR

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n lettore vagamente disattento potrebbe avere l’impressione che Fumettomania abbia una particolare predilezione per il fumetto indipendente ed uno snobistico rifiuto per il fumettone popolare ad alta tiratura delle grosse case editrici. Chi avesse quest’idea si aspetta certo di trovare, sulle pagine di Fumettomania, migliaia di caratteri su minime produzioni, indipendentemente dalla qualità di queste, e poco spazio e molte critiche (negative) al fumetto popolare, indipendentemente dalla qualità di questo. Nulla di più falso! La redazione di Fumettomania guarda con attenzione tutto quanto viene prodotto nel mondo del fumetto e non ha alcun pregiudizio, per nessuno. Meno che mai verso le major, che sono seguite con grande attenzione. Seguite, e molto apprezzate quanto producono qualcosa fuori dall’ordinario. La più grande casa editrice di fumetti italiani è la Bonelli, senza alcun dubbio, e Fumettomania ha sempre guardato con attenzione e simpatia alle produzioni bonelliane. Attenzione e simpatia aumentate da quando c’è Dampyr. Tanto potrebbe essere scritto sul significato simbolico della figura letteraria del vampiro e tanto è già stato scritto, ovunque. Questo discorso, per quanto ben pensato e ben scritto, non esaurirà mai l’argomento o spiegherà, rendendo inutile ogni ulteriore precisazione, la fascinazione che i lettori hanno per creature fantastiche come i vampiri e per tutta la mitologia che sta loro intorno. L’attenzione con cui guardiamo e leggiamo

Dampyr, che è anche il motivo del suo successo, è la straordinaria qualità della maggior parte delle sue storie. Sono storie, soprattutto le prime, che si leggono e si rileggono con gusto, assaporando ogni singola vignetta. Storie affascinanti che avvolgono il lettore e lo fanno sentire partecipe. Storie costruite attorno a personaggi che appaiono veri, al di là di ogni finzione narrativa. Boselli e Colombo, veri cavalli di razza della scuderia Bonelli, non sono semplici sceneggiatori, sono veri scrittori. Il sentimento che Tesla prova nei confronti del suo bel Harlan, rappresentato dagli sceneggiatori in modo così fine e delicato, rende la bella vampira qualcosa di più di un personaggio di carta. Kurjak, il reduce di mille guerre, il duro da romanzo noir, è un personaggio ricco d’umanità e non solo perché è l’unico a non avere il sangue contaminato dal maleficio vampiresco. Harlan Draka è il nostro protagonista e non si distingue solo perché le sue iniziali non sono uguali come è abitudine nei fumetti. Harlan è un personaggio leggero e tormentato, titanicamente teso all’adempimento del suo dovere di liberare il mondo dal male e oppresso dalla figura paterna lontana ma nello stesso tempo sempre presente. Harlan Draka è il nostro dampyr, un essere fantastico nato da un vampiro e da donna umana. Nato da vampiro ma non da un vampiro qualsiasi. La ditta Boselli & Colombo ha reso più ricca ed affascinante la mitologia vampiriana creando la figura del maestro delle tenebre, una sorta di generale dei vampiri, un warlord della notte. Il signore della guerra che ha generato il dampyr è il misterioso Draka, carismatico

LUCCA COMICS 2003:
di Antonio Recupero << [email protected] >>

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ome ogni anno, si è svolta tra il 31 ottobre e il 2 Novembre la manifestazione italica per eccellenza sul fenomeno fumetto, un vortice di esposizioni di alto livello e di stand di ogni sorta che, in realtà, non sempre col fumetto hanno a che vedere… Ma sorvoliamo su polemiche organizzative trite e ritrite che ormai riguardano tutte le mostremercato italiane, per concentrarci un attimo su un problema organizzativo ben più grave: la assoluta inadeguatezza delle strutture, specie in caso di condizioni meteorologiche avverse, a fronte della mole enorme di visitatori (paganti!) della mostramercato, che si trova a dir poco stretta nell’area, grande ma non sufficiente, del Palasport. Quest’anno sono state registrate oltre 50000 presenze, di cui circa 30000 solo il 1 Novembre, e questo ha causato un intasamento dell’area fieristica al di sopra di ogni sopportabilità. Le biglietterie, con una fila interminabile, hanno sospeso le vendite e gli accessi sono stati bloccati in maniera irrazionale, visto che molte persone con biglietto già acquistato sono rimaste fuori ad

attendere per ore la riapertura dei cancelli. Non mi dilungo oltre, visto che nei giorni successivi alla fiera si sono sprecati i commenti e le critiche, e aspettiamo invece che gli organizzatori comunichino per la fiera del prossimo anno dei cambiamenti che quest’anno si sarebbero dimostrati già indispensabili. Passiamo adesso a quello che più ci interessa di questa mostramercato, ovvero i fumetti: ecco, in ordine rigorosamente sparso, un breve riassunto delle novità apprese nel corso della manifestazione. Alla Panini Comics ha fatto bella mostra di sé il volume cartonato in bianco e nero, presentato in anteprima rispetto agli USA, dal titolo “Il segreto del vetro”, una storia dell’Uomo Ragno ambientata a Venezia, scritta da Tito Faraci e disegnata da Cavazzano, due autori atipici per i personaggi di oltreoceano, ma che hanno realizzato un prodotto a dir poco eccellente. Inoltre, la casa editrice modenese, alla luce dei successi di vendita, ribadisce la volontà di puntare molto sui volumi da libreria appartenenti alla collana 100% Marvel, sulla quale a rotazione appariranno tutte le miniserie e le serie di alta qualità che
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personaggio che ricorre sullo sfondo di un po’ tutte le storie. Draka, fecondando una donna umana e generando il dampyr, ha creato un’arma letale per vampiri e maestri della notte. La nascita di Harlan Draka ha turbato e inquietato la non-vita degli esseri della notte. Il potentissimo Draka ha voluto un figlio perché voleva un inconsapevole sicario in grado di eliminare i suoi simili? Questo è una domanda che Harlan e i suoi compagni di tante avventure si sono già fatti. La ricerca del padre è il filo rosso che tiene unite le storie del nostro dampyr preferito. Harlan Draka non è un indagatore dell’incubo o un detective dell’impossibile, è il figlio tormentato di una terra difficile e tormentata (la exJugoslavia) alla ricerca del padre e del mistero che sta dietro la propria esistenza. La ricerca di sé stesso è un leit-motiv in buona parte della letteratura, indipendentemente dalla sua metaforica altezza, ed oggetto di riflessioni personali in molte persone nella vita reale, di tutti i giorni. Questa ricerca di sé stesso è un motivo di fondo anche nella vita e della storia di Harlan Draka ma in questi assume una valenza nuova, fantastica. Ricche di suggestioni e di citazioni colte, le storie di Dampyr si dipanano in un terreno fantastico dove si uniscono elementi fantastici a contesti molto reali: il contesto storico-geografico delle storie è sempre accurato e preciso e si sente appieno l’attualità delle storie. Attorno al trio Harlan, Tesla e Kurjak

si muovono tanti esseri fantastici, pedine e generali nell’eterna lotta del Bene contro il Male o agenti che si muovono su una linea di confine tra le due schiere. Il più importante è l’algido Caleb, un angelo caduto; non l’angelo caduto che pensiamo, un soldato del male, ma una sorta di infiltrato del Paradiso tra gli umani (o quasi-umani) che gestisce una rete di agenti segreti al servizio del Bene. Le storie di Dampyr sono ambientate in giro per il mondo, dalla vecchia Europa al resto del mondo, ma i nostri fanno base nella città magica per eccellenza, Praga. La bellissima Praga, la vera capitale della Mitteleuropa, residenza, nel tempo, di re, di imperatori, di grandi scrittori e di presunti maghi. Le storie di un Harlan, che come lavoro di copertura si occupa di una libreria antiquaria, non possono che essere ambientate nella Praga di Kafka, Hasek e Hrabal; le storie di un Harlan, che vive tra esseri fuori dal comune e lotta contro esseri soprannaturali, non possono che essere ambientate nella Praga del golem e delle leggende yiddish dell’Europa orientale. Una Praga viva e concreta nelle pagine di Dampyr. Basta leggere un solo numero di Dampyr per essere sedotti dal fascino magico di Praga e dei luoghi fantastici descritti dal fumetto. Fumettomania, e tutti gli appassionati di fumetti, amano alla follia la Bonelli quando produce un fumetto come Dampyr.

APPUNTI DI VIAGGIO
nelle edicole non otterrebbero la visibilità meritata. La Play Press Publishing annuncia trionfale la ristampa di due capolavori di Frank Miller: “300” e “Il ritorno del Cavaliere Oscuro”, quest’ultimo in una nuova edizione arricchita da sketchbook e altri extra. La Disney – Buenavista Comics ribadisce la sua apertura a una tipologia di albi totalmente nuovi, e forte del successo della testata “Witch”, si lancia nella promozione della originale testata “Monster Allergy” sui quali si alterneranno autori vecchi e nuovi in storie di forte originalità godibili da lettori di ogni età. Vittorio Pavesio Editore ha presentato invece al suo stand il primo numero della nuova serie della rivista di racconti macabri e fantastici “Strane Storie”, nata sotto l’egida dello “Stregatto Editore” e passata alle mani dell’editore torinese, che si dimostra interessato così alla valorizzazione di nuovi talenti e che ha deciso di inserire nella rivista, oltre racconti in prosa, anche brevi racconti a fumetti. La Kappa Edizioni prosegue con “Mondo Naif”, ormai colonna portante e simbolo dell’editore bolognese, che continua a proporre storie di alta qualità con un occhio teso al giappone e l’altro al fumetto
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d’autore europeo. Particolare rilievo va dato anche al volume “1945” della bravissima Keiko Ichiguchi, che mostra una crescita autoriale notevole dell’autrice. Allo stand Magic Press la parte del leone tocca alla Innocent Victim, che promuove l’ottimo “Numeri” di Michele Petrucci, la conclusione della seconda serie di Bonerest con “Denti” dalla premiata ditta Casali-Camuncoli e il volume “Bangkok”, disegnato sempre dal Camuncoli per la DC/Vertigo. Apprendiamo inoltre con piacere che Bonerest si appresta a sbarcare in Francia in una lussuosa edizione per il mercato d’oltralpe. Una piccola segnalazione va fatta infine per lo stand della Pegasus Distribuzione che ha ospitato, a sorpresa, un esuberante Jim Lee che si è esibito in una estenuante maratona di disegni per il pubblico, oltre a prodigarsi in consigli con i giovani disegnatori. Insomma, una fiera più che soddisfacente per i prodotti presentati e le esposizioni (segnalazione speciale per quella dedicata a Van Hamme a Villa Bottini), ma non esente da problemi, purtroppo. Speriamo nel futuro…

Fumettomania

LEO ORTOLANI

&

ALEX BONI

MAKING OF...
osa succede quando si incontrano due estremi nel mondo dei comics??? ...O scoppia l’amore o si scatena l’apocalisse... ... in questo caso e’ bastata una scintilla ad incendiare un terzo della copertina in basso..il resto lo ha fatto l’AMORE per lo sport nazionale...anche se penso che Chastity abbia messo in croce Rat-man per un fatto puramente estetico: a lei piacciono dotati, indiavolati e soprattutto NERAZZURRI!! Ad ogni modo c’è ben poco da raccontare sulla realizzazione di questa copertina...i due autori (il sottoscritto e il bravo Ortolani) si sono incontrati ”ben” una volta per realizzarla... Durata dell’incontro: 45 secondi circa. Luogo: tendone di Rimini Comics Dialogo: - Sei Ortolani? - Si... - Piacere A. Boni di Cuore di Castità! - Conosco...

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- (è già qualcosa!) Facciamo una copertina a due mani per Fumettomania? - Si... (Veloce scambio di mail) - Ti invio il disegno e tu gli inserisci il topo?!? poi lo coloro... - Si... - Ci sentiamo... THE END Ora, considerando che abitiamo a 25 Km di distanza l’uno dall’altro e se dovessi incontrare di nuovo Ortolani lo riconoscerei SOLAMENTE per il fatto che è sputato identico al suo personaggio le conclusioni da trarre possono essere solo due: A siamo entrambi infinitamente impegnati e stressati. B - è la conferma che gli autori assomigliano ai loro personaggi e la cosa mi inquieta per il semplice fatto che le autoreggenti mi stringono al ginocchio. Help! Sopra: un’illustrazione di Alex che sarà inserita nel n. 3 di Tag 17. Per gentile concessione

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