Ladri Di Biciclette Corona

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Liceo classico “F. Scaduto” - Bagheria - Storia del cinema - prof. D. Aiello

SCHEDA DI ANALISI DEL FILM

Classe III C alunno/a Maria Antonina Corona data 31 maggio 2008

«Rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca» (Vittorio De Sica)

1. Il film 1.1.

Compila la seguente scheda riassuntiva delle informazioni più importanti che servono per precisare le varie componenti del film che devi analizzare.

Componenti

Informazioni

Titolo Titolo originale Regista Assistente alla regia Soggetto Genere Attori principali

Ladri di biciclette Ladri di biciclette Vittorio De Sica Luisa Alessandri, Gerardo Guerrieri Luigi Bartolini, Cesare Zavattini, Suso Cecchi D’Amico drammatico Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola, Lianella Carrell, Gino Saltamerenda, Vittorio Antonucci, Giulio Chiari, Elena Altieri, Carlo Jachino, Michele Sakara, Emma Druetti, Fausto Guerzoni, Memmo Caratenuto, Mario Meniconi, Ida Bracci Dorati, Sergio Leone, Massimo Randisi, Checco Rissone, Peppino Spadaio, Nando Bruno, Giovanni Corporale, Giulio Battiferri, Eolo Capritti Vittorio De Sica, Cesare Zavattini, Suso Cecchi D’Amico, Oreste Biancoli, Adolfo Franci, Gerardo Guerrieri, Gherardo Gherardi Vittorio De Sica Carlo Montuori Eraldo Da Roma Alessandro Cicognini, Willy Ferrero, Giuseppe Cioffi Antonio Traverso 1948 93 minuti

Sceneggiatura Produzione Fotografia Montaggio Musica Scenografia Data di produzione Durata

Note particolari Premi

È considerato un capolavoro del neorealismo cinematografico italiano. Il film si avvale della partecipazione di attori non professionisti. Oscar al miglior film straniero (1950); National Board of Review Awards 1949: miglior film e miglior regista, British Academy Award per il “miglior film”; nel 1958 il film venne dichiarato come il terzo miglior film di tutti i tempi dopo La corazzata Potemkin  e La febbre dell’oro  da una giuria internazionale di critici in occasione dell’Esposizione universale Bruxelles.

1.2–  La sceneggiatura del film è originale oppure è tratta dalla letteratura o da qualche

libro-inchiesta, saggio, biografia, ecc.? Il film è basato sull’omonimo romanzo (1945) di Luigi Bartolini adattato al grande schermo da Cesare Zavattini. 2. La storia, la struttura narrativa e i personaggi

2.1  – Riassumi brevemente la storia che il film racconta, badando a indicare l’inizio (la

situazione iniziale e le condizioni che rendono possibile lo svolgimento delle vicende successive), lo svolgimento (sintesi delle vicende principali attraverso le quali si passa dalla situazione iniziale a quella finale) e il finale (come si concludono le vicende). a) Inizio

Roma, secondo dopoguerra: la vicenda ha inizio davanti l’ufficio di Collocamento dove molta povera gente si affolla nella speranza di essere chiamata per l’assegnazione di un impiego; Antonio Ricci, un giovane operaio disoccupato, trova lavoro come attacchino comunale, ma il requisito indispensabile per quest’occupazione è che possegga una bicicletta e la sua è stata impegnata al Monte di Pietà. Il giovane e la moglie Maria riescono con grandi sacrifici a disimpegnare la bicicletta, dovendo però in cambio impegnare le lenzuola. Ma già il primo giorno di lavoro sfortunatamente, proprio mentre sta attaccando un manifesto cinematografico, un ladruncolo gli ruba la bicicletta, sparendo veloce per le vie della città. Antonio ricorre il ladro, ma inutilmente. b) Svolgimento Assieme al figlioletto Bruno, Antonio inizia così una vera e propria discesa agli inferi alla ricerca della bicicletta perduta, passando prima per una zona di attivo e non certo regolamentato traffico di biciclette di dubbia origine e finendo in seguito in un quartiere - proprio quello in cui abita il ladro - ove gli abitanti si mostrano uniti nell’ostilità contro gli estranei. Antonio e Bruno sperimentano ogni tipo di angoscia, umiliazione, disperazione e mancanza di solidarietà. Dapprima c’è qualche collega di lavoro che lo aiuta nelle ricerche, ma in seguito desiste e torna alle proprie occupazioni, abbandonando così l’amico alla disperazione (il camionista che li accompagna fin sul luogo della ricerca si lamenta in continuazione della pioggia dicendo che sarebbe stato meglio non uscire di casa, facendo così sentire i due

ladro, che subito si dilegua. Anche il vecchio vuole sfuggire a Maggiorani che lo segue sino ad una mensa dei poveri dove dame di carità della pia borghesia romana distribuiscono minestra e funzioni religiose agli affamati. Antonio costringe il barbone a farsi dare il recapito del ladro ma è solo per caso che s'imbatte in lui in un rione malfamato dove tutta la delinquenza locale sostiene il ladro minacciando la vittima del furto. Neppure il "buon carabiniere" - figura tipica e popolare dell'uomo giusto ma benevolo - chiamato, vista la malaparata per il padre, da Bruno può fare nulla, in mancanza di testimoni, per arrestare il ladro. Per la disperazione Antonio si rivolgerà persino ad una "santona", una sorta di veggente, che accoglie nella sua casa una varia umanità afflitta e disgraziata. Il responso sibillino della santona è quasi una presa giro: «O  la trovi subito o non la trovi più». L’aiuto della polizia è puramente burocratico: accorre sì premurosamente in soccorso quando viene chiamata, ma si limita a mettere per iscritto la denuncia senza dimostrare il minimo interesse per la faccenda. c) Finale Gli abitanti della periferia danno prova di un’aggressività manifesta dinanzi all’”invasore” del loro feudo, e per finire, come ciliegina sulla torta, Antonio viene pubblicamente umiliato con una minaccia di arresto dato che, al colmo della disperazione, aveva tentato a sua volta di rubare una bicicletta per poter continuare a lavorare. Solo il pianto disperato di Bruno, che muove a pietà i presenti, gli eviterà il carcere. Il film si chiude sul mesto ritorno, mentre si sta facendo notte a Roma, di Bruno che stringe la mano del padre per consolarlo. 2.2 – Analizza la struttura narrativa completando il seguente schema: °TEMPO E AMBIENTE

a) Periodo storico delle vicende narrate Siamo nei difficili anni che seguono la fine della Seconda Guerra Mondiale. Periodo di produzione del film e periodo storico narrato, così come accade per la maggior parte dei film neorealisti italiani dell’epoca, coincidono. b) Ambienti e luoghi principali Nel film non ci sono dei luoghi principali o che vengono mostrati allo spettatore più di due volte. I protagonisti quindi, non sono solo Antonio e suo figlio, ma anche le strade di Roma e la sua gente che fanno così attivamente parte della loro vicenda. c) Arco di tempo in cui si sviluppa la storia La storia si sviluppa in 3 giorni: il primo, quando Antonio ottiene il lavoro e si procura la bicicletta; il secondo, segue il primo giorno di lavoro,il furto della bicicletta, la denuncia e la richiesta di aiuto a Meniconi; il terzo,quello in cui si conclude la vicenda, riguarda la disperata ricerca che va dai mercati alla casa del ladruncolo, il tentato furto e la conclusione. Anche per quanto riguarda l’aspetto temporale, il film è tipicamente neorealista: infatti non ci sono importanti salti temporali e le azioni dei protagonisti sono seguite passo dopo passo e non vi sono ambienti in cui si recano che rimangono ignoti agli spettatori. Il regista, ovviamente, non ci mostra questi tre giorni per intero, bensì solo

° PERSONAGGI Descrizione (nome, aspetto fisico, personalità) 1. Il protagonista è Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani): un uomo sulla quarantina, alto di costituzione esile e di condizione economica molto precaria. Antonio ha una moglie e due figli maschi. All’inizio del film sembra finalmente essere sulla strada giusta per riacquistare una certa stabilità economica e familiare, ma una serie di sfortunati eventi lo porteranno a fare i conti con la disperazione. Antonio è un uomo estremamente onesto (e i fatti ce lo dimostrano), che cerca in tutti i modi di assolvere il suo compito di padre di famiglia; è anche molto caparbio e la sua lunga e disperata ricerca, ci mostra che non è disposto ad arrendersi facilmente, proprio perché c’è in gioco la sopravvivenza della sua famiglia e la sua dignità di uomo. Le difficoltà della vita lo chiamano però continuamente in causa, e Antonio è ad un passo dalla più mera disperazione, arrivando a rivolgersi ad una santona ed a rubare una bicicletta; ne uscirà perdente ed umiliato dalla gente. Per via della sua situazione difficile, anche l’affetto ed il comportamento nei confronti del figlioletto Bruno, sono dominati dalla rabbia tipica di quei genitori che, sapendo di non poter dare ai figli i mezzi materiali di cui necessitano, si chiudono in loro stessi, mascherando il dispiacere con freddezza e distacco. Alla fine sarà però il profondo amore che il pianto del figlio gli comunica, a convincerlo a prenderlo per mano e ad incamminarsi con lui verso un futuro incerto, ma sicuramente ricco di affetto. 2. Bruno (Enzo Staiola) è un bambino di sei anni, primogenito di Antonio e Maria Ricci. Ha un bel viso, paffutello con gli occhi chiari e i capelli castani. Bruno viene presentato agli spettatori nel contesto domestico: sono le sei del mattino e il padre lo esorta senza tanta gentilezza a lucidargli la bicicletta prima di andare a lavoro. Successivamente, padre e figlio escono insieme e intuiamo che il bambino lavora anch’egli (cosa che in quel periodo, la maggior parte dei bambini non benestanti facevano): infatti Antonio lo lascia presso una sorta di bottega in cui il bambino comincia subito ad aiutare il proprietario. Dopo il furto della bicicletta, padre e figlio si ricongiungono e da quel momento, per tutta la durata del film, non si separeranno più. È evidente che, nonostante l’atteggiamento poco considerevole che spesso Antonio ha nei suoi confronti, l’attaccamento nei confronti del papà è quasi viscerale; proprio per questo, si evince anche la sofferenza del bambino: in primo luogo perché con una sorprendente maturità, comprende quello che il papà sta attraversando e in secondo luogo perché è desideroso di considerazione e di affetto che il più delle volte ha la sensazione di non ricevere. Cerca spesso lo sguardo del padre,ma non viene corrisposto; è spesso costretto a correre per procedere di pari passo col papà, rimane sempre indietro,cade,rischia di essere investito ma Antonio non se ne accorge. Bruno è profondamente sensibile e non serba mai rancore

Bruno sorridere, è quando Antonio lo porta a mangiare in trattoria, dove Antonio cerca di trasmettergli un po’ di sicurezza dicendogli : “solo alla morte non c’è rimedio”, ma nello stesso tempo lo tratta da adulto. Un’altra importante dimostrazione di affetto, è il tenersi per mano finale che sigilla questo emblematico rapporto padre-figlio. 3. Maria (Lianella Carrell) è la moglie di Antonio; è una giovane donna dai capelli e occhi castani sui 35 anni. Il personaggio di Maria è la perfetta rappresentazione della donna italiana di condizioni modeste del dopo guerra: il suo aspetto non è molto curato, è dedita al marito a ai figli; sacrifica tutte le lenzuola di casa sua pur di permettere al marito di acquistare una bicicletta, così da poter lavorare; ciò che maggiormente colpisce del suo carattere è il come Maria faccia qualsiasi cosa per il marito con gioia; dà l’idea di essere una donna dal carattere gioioso e protettivo. In lei vi è inoltre la rappresentazione di quelle credenze popolari come il rivolgersi a delle santone. Maria compare solo nella prima parte del film e non è coinvolta in alcun modo nella ricerca della bicicletta rubata. 4. Ma in realtà c'è una quarta protagonista nel film che è la città di Roma con i suoi abitanti. È una Roma che, rappresentata nel bianco e nero della pellicola, appare nella sua grandezza non deturpata e resa piccola dall'informe ammasso di veicoli e di varia umanità che oggi la caratterizza. Le sue strade appaiono semivuote, larghe, caratterizzate da una monumentalità oggi scomparsa: le sue vie e le piazze del centro sono libere da quello strato informe di lamiere che nascondono la sua grande architettura. Anche i rioni del centro, quelli allora ancora proletari, appaiono belli nella loro struttura, povera e malandata ma che richiama l'aspetto, quasi medioevale, di quelli che erano nelle età passate, i quartieri della città. Persino l'estrema periferia dei palazzoni popolari, ancora più campagna che città, conserva una forma architettonica genuina, contadina che si riflette nelle fattezze e nei modi dei suoi abitanti. L'estrema povertà del dopoguerra è quasi riscattata da questa originaria autenticità di una città "pulita" nella sua architettura e nella spontanea moralità dei suoi cittadini. L'umanità romana presentata nel film è fatta di gente che, nei suoi vari strati popolari , dai compagni di partito di Maggiorani, ai netturbini, agli stessi malavitosi di quartiere, ai postulanti della santona, alle dame di carità, al "buon carabiniere", si caratterizza per uno spirito di partecipazione solidale con gli altri, non è chiusa nella sua indifferenza, è aperta e genuina come le strade e i palazzi della Roma di Ladri di biciclette . È ancora un'umanità che, come appare nelle scene corali del film, condivide le sue necessità e miserie. 5. Un'altra protagonista del film è la bicicletta, divenuta da mezzo popolare di trasporto, un elemento vitale di sopravvivenza per il protagonista del film. Le biciclette attraversano tutta la storia del film, appaiono e scompaiono - o isolate o in mucchi, o integre o fatte a pezzi - come un incubo agli occhi del piccolo Bruno e di suo padre. La bicicletta rappresenta la tentazione che spinge Antonio a rubare, l'esca con cui l'omosessuale di Piazza Vittorio attira il piccolo Bruno, la perdita del lavoro e la disperazione finale di una povera famiglia che aveva riposto in

«La bicicletta di Antonio è rubata insieme con i suoi sogni di una vita migliore...La perdita della bicicletta era una tragedia enorme per Antonio e la sua famiglia, come era analogo per la perdita o la mancanza di qualsiasi elemento essenziale di vita che previene la povertà e la sofferenza.» Per l'Italia, la realizzazione dei manifesti e delle locandine, fu affidata al pittore cartellonista Ercole Brini, che dipinse i bozzetti ad acquarello e tempera, in uno stile che potremmo definire "neorealista" molto adatti allo spirito del film. Cast artistico Lamberto Maggiorani interpreta Antonio Ricci

Scoperto nel 1948 da Vittorio De Sica, che ne fece il protagonista di uno dei suoi più celebri film, Ladri di biciclette , Maggiorani divenne improvvisamente, da operaio qual era, un attore di fama internazionale, interpretando, con viva sensibilità psicologica e intensa drammaticità, il personaggio del protagonista, il disoccupato Ricci, che, proprio nel giorno in cui è stato assunto come attacchino di manifesti presso il comune di Roma, viene derubato della bicicletta, strumento indispensabile per il suo nuovo lavoro e appena riscattata dal Monte di Pietà. Dopo questo successo, Maggiorani, licenziato dalla fabbrica presso cui lavorava, interpretò parecchi film, ma sempre in parti secondarie o come comparsa, senza avere mai più l'occasione di sostenere un ruolo impegnativo. La sola parte d'un certo rilievo interpretata in seguito fu quella d'un operaio antifascista, in Achtung banditi!   (1951, Carlo Lizzani). Nel 1961 ricomparve, ancora con Vittorio De Sica, ne Il giudizio universale , in cui diede vita ad una patetica figura di barbone. Lianella Carrell interpreta Maria Ricci

Di professione giornalista, esordì nel cinema perché fu scelta da Vittorio De Sica per interpretare il ruolo di protagonista femminile in Ladri di biciclette   (1948), in cui tratteggiò con credibilità, efficacia e sobria sensibilità, senza mai scadere in un facile patetismo, il complesso personaggio della moglie di Ricci, il disoccupato le cui vicende costituiscono l'intero tessuto del film. In seguito la Carell prese parte a numerosi altri film; ma non conseguì mai né una vasta notorietà né un grande successo di pubblico. Ciò fu forse dovuto, almeno in parte, al fatto che le furono sempre offerti ruoli abbastanza simili al primo. In essi, l'attrice era costretta a ripetere, con maggiore o minore evidenza, modi e comportamenti del personaggio che l'aveva imposta all'attenzione della critica e del pubblico, senza che interpretazioni di altro tipo le dessero la possibilità di cambiare e di maturarsi, esplicando in modo più vario e completo la propria personalità, indubbiamente notevole. Nel 1966 la Carell collaborò alla sceneggiatura di Io, io, io... e gli altri , per la regia di Alessandro Blasetti, un film che fu definito dalla critica una riuscita “galleria di egoismi piccolo-borghesi”. Elena Altieri interpreta La signora benefattrice

Esordì nel cinema a diciotto anni, nel 1937, in Regina della Scala   sotto la regia di Guido Salvini e Camillo Mastrocinque. Negli anni successivi interpretò diverse parti secondarie, anche in film di grande spessore artistico, come il celeberrimo Ladri di biciclette , diretto da Vittorio De Sica nel 1948. Svanito il sogno di divenire una stella di primo piano, l'Altieri affiancò la sua saltuaria attività cinematografica con quella di attrice teatrale e di doppiatrice. L'ultima apparizione sul grande schermo risale al 1956, con i film Scapricciatiello  e L'ultimo amante .

Enzo Staiola interpreta Bruno

All'età di nove anni esordì in Ladri di biciclette (1948, Vittorio De Sica), divenendo il più famoso bambino-attore del cinema italiano, per la straordinaria sensibilità con cui diede vita al personaggio di Bruno, il figlio del protagonista, l'operaio Ricci. Lasciandosi dirigere da De Sica con estrema bravura, il piccolo Enzo divenne una specie di “manifesto” vivente del neorealismo italiano, a causa della sua profonda e spontanea umanità. Tuttavia, la sua successiva carriera di attore non gli permise mai di approfondire il personaggio che l'aveva reso famoso né di ripetere il miracolo del suo debutto, benché qualcuna fra le sue interpretazioni apparisse degna di nota, come quella in Cuori senza frontiere   (1950, Luigi Zampa), in cui sostenne un ruolo di rilievo. Stajola abbandonò l'attività cinematografica nel 1977, dopo qualche saltuaria partecipazione a film di vario genere. Checco Rissone interpreta Il vigile in Piazza del Popolo

Figlio di Vittorio e Luigia Cavatore e fratello minore della più famosa attrice Giuditta Rissone, iniziò ad apparire sul palcoscenico fino da ragazzo, spesso nelle stesse compagnie in cui lavorava la sorella. Ciò non gli impedì tuttavia di seguire un regolare curriculum  di studi, fino a conseguire la laurea in Economia e Commercio. Tuttavia, le sue apparizioni sulla scena, pur molto frequenti, non avvennero mai in parti di primo piano, ma piuttosto di valido caratterista, forse messo un po’ in ombra prima dalla sorella e poi dal cognato Vittorio De Sica. Nonostante ciò, negli anni del dopoguerra, non gli mancarono ottime occasioni con scritture presso il Piccolo Teatro di Milano. Qui lavorò fino al 1949 sotto la regia di Giorgio Strehler, che gli affidò anche incarichi di assistente alla regia per spettacoli destinati ai ragazzi e di insegnante di recitazione presso la scuola del Piccolo, che Rissone diresse per qualche anno. Passato al Piccolo Teatro di Torino, vi recitò fino al 1959. Attivo anche alla radio e alla televisione, come attore, ma soprattutto come doppiatore, entrò a far parte del mondo del cinema nel 1932 ne La segretaria per tutti  (Amleto Palermi), interpretando in seguito numerosi film, in parti di attore caratterista, incisivo e di ottimo mestiere. Nel dopoguerra apparve, sempre in personaggi di secondo piano, in Caccia tragica   (1948, Giuseppe De Santis), in Miracolo a Milano   (1951, Vittorio De Sica), in Pane, amore e fantasia   (1953) e in Pane, amore e gelosia   (1954), diretti da Luigi Comencini.

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