Sundance

Published on December 2016 | Categories: Documents | Downloads: 102 | Comments: 0 | Views: 282
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LA NOSTRA PRIMA VOLTA AL
Tra sciatori cinefili e artisti “indie”. Diario (in diretta) di Marco Foschi e Alba Rohrwacher, attori dell’unico film italiano in concorso. Al festival più cool del mondo
di Valeria Vignale foto Ramin Rahìmian
Camminano sorridenti e frastornati, quasi fossero su una nuvola più che tra le strade innevate di Park City, Utah. Marco Foschi e Alba Rohrwacher sono avvolti dal sonno del jet lag e, più ancora, dall’emozione del loro debutto al Sundance come protagonisti di Riprendimi, di Anna Negri, unico film italiano al festival-vetrina del cinema indipendente fondato da Robert Redford. Per umiltà o timidezza loro non lo sbandierano, ma Alba e Marco sono stati presentati qui come i migliori talenti dello schermo italiano. Viatico mica male, per due ragazzi di 30 (lui) e 29 anni (lei) che in Italia si sono giusto affacciati alla memoria del grande pubblico (e ci resteranno impressi dopo l’uscita del film, a fine marzo). Qualcuno inizia a riconoscerli pure in questo posto in capo ai monti sopra Salt Lake, che richiama uno strano melting pot di artisti, sciatori e cinefili. «Dopo l’anteprima ci fermavano per strada, anche solo per dirci “bel film!” prima di salire sulle piste», racconta Marco Foschi. «Mi piace l’atmosfera, qui. Rilassata, senza la pompa magna o i tappeti rossi del grande evento. Sai che puoi incontrare Robert De Niro per strada e sai pure che potresti non riconoscerlo, perché si mescola ad altri. È come una vacanza tra gente che ama davvero, e profondamente, il cinema», conclude l’attore romano, emerso nel 2004 in un piccolo film diventato un caso, Fame chimica. «È tutto così diverso dalla mondanità di Cannes o Venezia», continua Alba, voce dolce, aria riflessiva, recentemente apprezzata accanto ad Antonio Albanese e Margherita Buy in Giorni e nuvole di Silvio Soldini. «È stata un’emozione strana fin dall’arrivo. Dall’aeroporto prendi una strada buia e silenziosa, che taglia le montagne innevate nella notte. Poi arrivi qui e, magicamente, ti trovi nell’epicentro mondiale del cinema “indie”». Anche il loro film ha un sapore artigianale, come vuole la tradizione del Sundance. «I commenti sul film? Molti si sono rivisti, hanno detto: “It’s real!”».

SUNDANCE

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ITALIANI DA ESPORTAZIONE

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alba rohrwacher, 29 anni, e marco foschi, 30, protagonisti del film di anna negri “riprendimi”, al sundance.
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«È come una vacanza tra gente che vive di cinema. E lo ama davvero, profondamente»

l a regista anna negri (sopra) presenta al sundance “riprendimi”. r marco foschi e alba rohrwacher, dall’alto, in trasferta a park city.

La storia è quella di una coppia, con un figlio piccolo, che vive di lavori a termine nel cinema (lui attore, lei montatrice). Accettano di farsi filmare nella vita quotidiana per un documentario sul precariato, ma poi si scoprono in crisi, si lasciano, si straziano, e così il reportage diventa altro, un film sulla coppia che scoppia, sulla precarietà sentimentale che accompagna l’instabilità economica. «Ho girato con pochi mezzi. La casa che si vede è la mia. Ed essere al Sundance è già un premio: se penso che ho spedito il film per posta! È stato così. Semplice semplice», dice Anna Negri. Qualche spettatore chiede perfino se i due attori, visto l’affiatamento, stanno insieme davvero. Loro ridono. «No. Ma lui l’ha lasciata anche in un altro film, Nelle tue mani di Peter Del Monte (in uscita a marzo, ndr )», risponde la Negri. Alba e Marco sono molto amici, comunque. E ora si sono ritrovati insieme, a passeggio, per quella Main Street innevata dov’è appena passato Bono a braccetto con Robert Redford, tra le grida dei fans, dove lo scrittore Chuck Palahniuk ha firmato autografi e parlato del film tratto dal romanzo di culto Soffocare , dove un Quentin Tarantino – ora presidente di giuria – ha ricordato il suo debutto nel 1992 con Le Iene. E dove, per vedere Robert De Niro e Bruce Willis, una folla di ragazzi si è messa in coda alle sei del mattino. Tutto questo accanto alle pellicole “povere ma belle”, che sono il marchio di qualità del festival. «I film indipendenti creano piccole famiglie di persone entusiaste, complici», spiega Alba. Il Sundance è un traguardo? «Sarò idealista, ma penso che le storie ben raccontate possano migliorare la vita». Robert Redford, sponsor dello storytelling , applaudirebbe di certo. Loro per le feste non hanno avuto troppo tempo. E prendere un caffé con Tom Hanks non è un sogno per il giovane attore? «Non resterei indifferente...», dice Foschi. «Ma trovo così bello tutto il resto. Vedere tante facce note, gli attori bravissimi ma meno celebrati del cinema americano. O conoscere i volontari, che lavorano nelle produzioni e ogni anno danno una mano pur di esserci. Di partecipare». Per puro amore del cinema.

Star & mattatori: prossimamente li vedremo così
Anche i grandi attori sorprendono, al Sundance. E così l’ombroso John Malkovich è diventato un esilarante illusionista che gira la provincia americana con schizzata allegria, al grido di «I love this town!» (in The Great Buck Howard di Sean McGinly). Mentre Bruce Willis recita se stesso, ma con barba lunga (che non gli dona affatto) e tanto isterico da far impazzire agente (John Turturro) e produttore (Robert De Niro) in What Just Happened? di Barry Levinson. Ma il più stupefacente è forse il documentarista-mattatore Morgan Spurlock. L’autore di Super Size Me(documentario sul fast food) si è dato a un’impresa donchisciottesca: trovare il terrorista numero uno al mondo. Where In The World is Osama Bin Laden? è un viaggio nel mondo islamico, dal Marocco al Pakistan. A piedi, in cammello, sui blindati. Divertente e serissimo.
wpn / g. neri

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