Le città portuali hanno attraversato periodi di modelli di sviluppo diversi, dall’industria
manufatturiera con lo scopo della minimizzazzione del costo di trasporto delle singole
materie prime ad un modello globalizzato che ha saputo trasformare i porti in hub
come nodi convogliatori della catena logistica.
Il principale obiettivo degli ultimi decenni divenne quello di massimizzare il valore
aggiunto della logistica portuale, questo perché nel passato dell’economia portuale
industriale, il porto era di fatto un motore indipendente dello sviluppo locale
riconosciuto dalla città come portatore di valore commerciale e sociale.
Oggi con il progresso delle tecniche di trasporto come l’uso dei container, del
gigantismo navale, della rete integrata hub & spoke, del servizio door to door, e
dell’incremento delle agenzie marittime, i porti si trovano in un mercato portuale più
concorrenziale, dove i minori costi di trasporto li rendono perfetti sostituti.
Un’economia del mare moderna non può prescindere dalle trasformazioni della città,
delle infrastrutture portuali ed un ampia rete metropolitana, per permettere una
rapida ed efficiente distribuzione delle merci sfruttando il trasporto intermodale
nell’hinterland territoriale.
La vera sfida dello sviluppo portuale oggi consiste nel creare un sistema territoriale,
per la competitività di tutti i soggetti che operano con il porto, in molte città europee si
stanno sviluppando delle vere e proprie città-porto. Genova, dove la progettualità
urbanistica nell’area portuale di ponente, ha dato prova di essersi rigenerata
pienamente con i ritmi della città; a levante invece troviamo un evidente progetto di
trasformazione dove i moderni cantieri da diporto stanno prendendo piede in un ottica
urbana.