Montessori
Comments
Content
Cecilia
Quagliana
2012
Ø
La
vita:
fenomeno
dell'interdipendenza
Ø
I
caratteri
ecologici
della
vita:equilibrio
e
cooperazione
.
Ø La
missione
del
bambino
nel
mondo.
Il
bambino
cittadino
del
mondo.
I
caratteri
e
le
finalità
dell'educazione
cosmica.
Natura
e
supernatura
Alcuni
spunti
dai
testi:
-‐ da
“Il
Metodo”
–
L’unità
del
mondo
attraverso
il
bambino”
40
pagg.
-‐
da
“Educazione
e
Pace”
–
L’importanza
dell’educazione
per
la
realizzazione
della
pace
35
pagg.
1) Visione
olistica
Montessori:
Attraverso
i
4
piani
di
sviluppo
di
M.
Montessori
si
coglie
il
progetto
educativo
nella
sua
completezza,
dalla
nascita,
e
addirittura
prima
della
nascita
come
si
vede
dal
cartellone
denominato
“Il
bulbo”,
fino
all’età
adulta.
E’
la
visione
olistica
montessoriana
intesa
in
modo
orizzontale
e
verticale,
l’essere
umano
è
considerato
nella
totalità
delle
sue
caratteristiche,
biologiche
e
psichiche
con
tutte
le
articolazioni
del
caso,
ma
è
anche
considerato
nella
totalità
del
suo
percorso
di
sviluppo
fino
alla
maturità.
Tuttavia
la
forza
del
pensiero
montessoriano
nasce
non
solo
dall’aver
trattato
con
completezza
gli
aspetti
della
natura
umana
nel
suo
svolgersi,
ma
anche,
con
egual
valore,
dal
non
aver
mai
separato
la
complessità
e
lo
sviluppo
dell’essere
umano
dal
mondo
circostante.
Ella
è
stata
una
donna
affascinata
dal
mondo
in
cui
questo
essere
si
trova
a
vivere.
Montessori
ha
osservato
la
natura,
i
fenomeni
fisici,
atmosferici,
geologici,
ma
anche
sociologici.
Ha
sempre
sentito
il
neonato,
il
bambino,
il
fanciullo,
il
ragazzo
e
infine
l’adulto
come
parte
attiva
e
costitutiva
di
un
grande
mondo
ricco
e
complesso.
C’è
una
duplice
riflessione
sul
concetto
di
ambiente
da
parte
di
Montessori:
da
un
lato
c’è
l’ambiente
che
accoglie
il
bambino,
potremmo
definirlo
un
“microambiente”:
quell’ambiente
che
può
rispondere
più
o
meno
ai
bisogni
dell’essere
umano
in
ciascuna
fase
dello
sviluppo.
Ma
c’è
anche
un’altra
interpretazione
dell’ambiente
che
rientra
nel
pensiero
montessoriano,
è
un
“macroambiente”:
è
l’ambiente
mondo,
con
tutti
i
fenomeni
che
lo
caratterizzano:
è
una
visione
olistica
anche
del
mondo:
anche
qui,
come
per
l’essere
umano,
possiamo
parlare
di
visione
olistica
verticale
del
mondo
e
visione
olistica
orizzontale
del
mondo.
Cecilia
Quagliana
2012
Visione
olistica
verticale
del
mondo:
ossia
i
mutamenti
nel
tempo,
lo
sviluppo
e
la
storia
del
nostro
pianeta
dalle
origini
ad
oggi
sia
dal
punto
vista
organico
che
inorganico,
sia
dal
punto
di
vista
sociologico:
quindi
si
parla
di
storia
del
pianeta
e
storia
dell’uomo.
Visione
olistica
orizzontale
del
mondo:
il
mondo
visto
nella
sua
enorme
articolazione
di
componenti,
fisiche,
chimiche,
biologiche
ma
anche
sociologiche
in
ogni
momento
del
suo
esistere.
L’uomo
fa
parte
di
questo
enorme
complesso,
come
soggetto
attivo.
L’attenzione
che
la
Montessori
riserva
all’ambiente
quindi
non
è
soltanto
la
visione
di
una
pedagogista
che
chiama
il
mondo
degli
adulti
a
rispondere
ai
bisogni
di
quel
bambino
inascoltato,
non
è
soltanto
colei
che
afferma
con
instancabile
energia,
la
necessità
di
dar
voce
ai
diritti
del
bambino
–
quello
che
lei
definisce
soggetto
muto.
Non
è
una
donna
spinta
solo
dall’amore
e
dallo
slancio
di
protezione
verso
l’età
infantile.
C’è
dell’altro
in
questo
suo
potente
messaggio.
C’
una
forza
concettuale
ed
espressiva
che
va
oltre
e
conduce
la
riflessione
in
ambiti
prettamente
filosofici
sul
senso
della
natura
umana,
sul
ruolo
degli
individui,
sul
nostro
essere
agenti
nel
mondo,
inteso
come
“soggetti
che
agiscono”nel
mondo
e
sul
mondo.
In
una
conferenza
di
qualche
anno
fa
Augusto
Scocchera,
uno
studioso
e
profondo
conoscitore
di
Maria
Montessori
affermò
paradossalmente
che
la
Montessori
era
talmente
affascinata
dalla
Natura
e
dall’Uomo
con
la
sua
importanza
nel
Cosmo,
che
ha
finito
per
occuparsi
di
bambini
in
quanto
“futuri
uomini”,
come
se
occuparsi
dei
bambini
fosse
un
passaggio
imprescindibile
per
potersi
occupare
degli
uomini.
Maria
Montessori
nasce
nel
1870.
In
quest’epoca
giungono
a
maturazione
molte
scoperte
scientifiche,
Darwin,
Mendel
,
Ampere,
Faraday,lo
stesso
Einstein,
che
nasce
nel
1879.
E’
un
periodo
cruciale
per
le
scienze,
si
diffonde
una
trasversale
fraternità
nel
mondo
scientifico,
che
come
tratto
comune
aveva
la
fede
comune
per
l’uomo
e
la
ricerca
della
verità.
Montessori
era
un
medico
che
poi
si
dedicò
soprattutto
all’aspetto
pedagogico,
Einstein
era
un
fisico:
entrambi
però
spinsero
le
loro
riflessioni
ben
più
lontano
dal
loro
specifico
mondo
scientifico.
Tutto
il
percorso
di
Einstein
è
pervaso
da
una
costante
ammirazione,
sorpresa,
per
l’ordine
universale
che
contraddistingue
il
creato.
E’
come
se
il
grande
spettacolo
dell’evoluzione
umana,
dello
svolgersi
della
vita,
fosse
sempre
davanti
agli
occhi
del
grande
fisico.
Nel
cogliere
il
senso
della
Natura
Einstein
non
disgiunge
mai
la
riflessione
razionale,
il
pensiero,
dall’immaginazione:
è
questa
una
dote
umana
irrazionale,
che
si
alimenta
di
suggestione,
di
sensibilità,
di
percezioni
invisibili.
Montessori
è
molto
vicina
ad
Einstein
in
questo
senso:
ella
sente
il
respiro
del
Cosmo
e
sente
l’uomo
come
parte
costituente
di
questo
respiro.
C’è
un
legame
tra
ogni
aspetto
della
natura,
sia
Cecilia
Quagliana
2012
esso
organico
o
inorganico;
ci
sono
legami
tra
animali
e
animali,
tra
animali
e
piante
tra
piante
e
terreno
…
e
così
via
si
potrebbe
a
lungo
proseguire.
Possiamo
spostare
la
riflessione
sull’uomo:
anche
l’uomo
fa
parte
di
questa
fitta
rete
di
relazioni:
niente
e
nessuno
può
essere
capito
in
uno
stato
di
isolamento:
è
questo
uno
stato
astratto
che
in
natura
non
esiste.
E
l’uomo
non
sfugge
a
questa
legge.
1) L’interdipendenza
-‐
la
visione
olistica
del
mondo
secondo
la
fisica
moderna
e
le
filosofie
orientali.
Dal
Brahman
alla
Teoria
delle
Stringhe:
il
pensiero
orientale
e
la
fisica
moderna
L’interdipendenza
nel
pensiero
scientifico
Le
moderne
interpretazioni
della
realtà
dimostrano
quanto
le
leggi
della
fisica
siano
divenute
talmente
complesse
da
sfuggire
ormai
alla
nostra
capacità
di
comprensione.
Si
prenda
ad
esempio
il
concetto
di
Universo
introdotto
dalla
Teoria
della
Relatività
dove
oltre
alle
tre
dimensioni
spaziali
se
ne
considera
anche
una
quarta,
il
tempo:
un’ulteriore
dimensione
lontana
dalla
nostra
percezione
ma
fisicamente
necessaria
per
la
descrizione
della
realtà.
Oppure
si
consideri
il
mondo
subatomico
dove
le
regole
della
fisica
classica
(per
noi
ancora
intuibili)
cessano
di
essere
applicate
per
lasciare
posto
ai
comportamenti
apparentemente
illogici
delle
particelle.
Eppure
nella
meccanica
quantistica
sembra
risiedere
la
vera
essenza
di
tutto
ciò
che
vediamo:
un
mondo
in
continuo
movimento.
In
meccanica
quantistica
il
comportamento
delle
particelle
risulta
essere
non
solo
assai
complesso
ma
anche
imprevedibile,
tanto
da
richiedere
un’interpretazione
probabilistica
riguardo
la
loro
posizione
e
il
loro
comportamento.
Estendendo
nel
generale,
si
può
dire
che
la
fisica
moderna
tende
a
considerare
in
misura
sempre
maggiore
una
quantità
plurima
di
elementi
che
determinano
un
evento;
se
dapprima
un
fenomeno
veniva
considerato
isolatamente,
oggi
essa
è
costretta
a
tenere
presenti
sempre
maggiori
correlazioni.
Come
dice
il
fisico
danese
Niels
Bohr:
«Le
particelle
materiali
isolate
sono
astrazioni,
poiché
le
loro
proprietà
sono
definibili
ed
osservabili
solo
mediante
la
loro
interazione
con
altri
sistemi.»
L’esigenza
di
interpretare
il
mondo
attraverso
le
interazioni
tra
sistemi
è
stata
introdotta
anche
in
astronomia
già
nell’ottocento
attraverso
il
moto
dei
pianeti.
Ciò
che
precedentemente
veniva
Cecilia
Quagliana
2012
interpretato
in
maniera
semplicistica
attraverso
la
legge
di
gravitazione
di
Newton
è
divenuto
un
sistema
complesso
di
interazioni
gravitazionali
che
modificano
il
moto
e
i
tempi
di
rivoluzione
dei
corpi
celesti.
Il
sistema
solare
così
viene
considerato
come
una
sorta
di
campo
gravitazionale
interpretabile
attraverso
le
reciproche
perturbazioni
tra
pianeti
e
corpi
minori.
L’interdipendenza
nelle
filosofie
orientali
Le
religioni
e
le
filosofie
orientali
da
sempre
muovono
la
loro
conoscenza
verso
il
concetto
di
unità
delle
cose,
dove
l’uomo
oltre
ad
essere
parte
dell’Universo
ne
è
direttamente
compartecipe;
un
Universo
dove
tutto
è
essenziale,
tutto
è
legato
ed
unito
da
un’unica
essenza
coagulante.
Per
l’Induismo
questa
essenza
è
il
Brahman
ossia
l’unità
cosmica
da
cui
tutto
procede;
Nel
Taoismo
esso
prende
il
nome
di
Tao
Nel
Buddismo
è
il
Dharmakāya.
Nella
religione
buddista
infatti
ogni
azione
che
l’uomo
compie
determina
un
effetto
nel
Karman
e
dunque
sull’Universo.
Il
filosofo
e
monaco
buddista
indiano
Aśvaghoṣa
diceva:
«Quando
non
si
riconosce
l’unicità
nella
totalità
delle
cose,
allora
nasce
l’ignoranza
come
pure
la
particolarizzazione,
e
di
conseguenza
si
sviluppano
tutte
le
fasi
della
mente
corrotta…”
La
scienza
ci
dimostra
quanto
l’uomo
senta
la
necessità
di
classificare
e
distinguere
gli
oggetti,
ciò
si
manifesta
in
tutte
le
scienze
umane.
In
occidente
è
sorta
una
netta
cesura
tra
ragione
e
corpo,
tra
mente
e
spirito,
allontanando
tutta
una
serie
di
conoscenze
possibili.
La
realtà
quindi
(sempre
secondo
le
dottrine
orientali)
appare
come
una
creazione
mentale
che
l’uomo
costruisce
per
trovare
sicurezza
in
se
stesso.
In
effetti
ad
ogni
nuova
scoperta
la
“proiezione
mentale”
che
l’uomo
pone
del
cosmo
viene
modificata
e
tutto
prende
nuova
vita.
Si
pensi
alle
rivoluzioni
scientifiche
e
a
come
si
è
passati
da
un
universo
aristotelico
(attraverso
il
geocentrismo,
le
sfere
dei
pianeti,
le
stelle
fisse
e
il
tempo
assoluto
newtoniano),
sino
alla
relatività
del
tempo
in
base
all’osservatore
e
alla
sua
velocità...
La
realtà
quindi
nella
sua
evoluzione
conoscitiva
sembra
essere
illusoria
e
misteriosa,
interpretabile
di
volta
in
volta
dall’uomo
in
base
alla
cultura
e
alla
tecnologia.
Ma
non
solo,
l’Universo
per
gli
orientali
è
in
continuo
movimento,
un
movimento
che
i
buddisti
chiamano
saṃsāra
e
che
si
lega
al
ciclo
della
vita
e
alle
reincarnazioni.
Sia
nel
microcosmo
che
nel
macrocosmo
fisico
ciò
che
regna
è
il
movimento.
Dalle
particelle
subatomiche
giungendo
sino
alle
galassie
e
l’intero
Universo
in
espansione,
tutto
è
un
continuo
movimento
senza
sosta.
Cecilia
Quagliana
2012
In
un
testo
taoista
si
afferma
che:
«La
quiete
in
quiete
non
è
la
vera
quiete.
Soltanto
quando
c’è
quiete
in
movimento
può
apparire
il
ritmo
spirituale
che
pervade
cielo
e
terra.»
Un
mito
indù
parla
addirittura
del
ciclo
cosmico
del
Brahaman
ossia
il
Lila,
una
sorta
di
gioco
ritmico
secondo
cui
Brahman
crea
l’Universo
ad
intervalli
regolari
chiamati
Kalpa,
attraverso
espansioni
e
contrazioni.
Un
Kalpa
(cioè
un
giorno
di
Brahman)
dura
4,5
miliardi
di
anni,
che
è
poi
all’incirca
l’età
stimata
della
Terra!
Nel
Lila
quindi
l’Universo
viene
creato
e
poi
distrutto,
determinando
periodicamente
un
nuovo
ciclo.
Uno
dei
molteplici
attributi
del
dio
induista
Shiva
è
quello
di
“danzatore”
o
“Signore
della
danza”,
cioè
di
una
divinità
la
cui
danza
cosmica
simboleggia
il
ritmo
di
vita
e
morte,
ma
anche
i
cicli
cosmici
di
creazione
e
distruzione.
Il
mito
racconta
che
quando
Shiva
danza
estende
una
vibrazione
in
tutto
l’Universo
intervenendo
direttamente
nella
creazione
e
nella
distruzione;
l’Universo
così
si
dissolve
nel
Bindu
un
punto
dove
si
concentra
tutta
l’energia
universale
e
da
cui
successivamente
tornerà
a
rinascere
tramite
una
grande
esplosione.
Sicché
non
può
sfuggire
come
i
ritmi
di
creazione
e
distruzione
appena
citati
somiglino
alla
moderna
Teoria
del
Big
Bang
e
del
Big
Crunch.
In
esse
si
afferma
che
l’Universo
sia
nato
da
una
singolarità,
un
punto
da
cui
è
avvenuta
la
grande
esplosione
che
ha
creato
il
tempo
e
la
materia.
Per
alcuni
scienziati
inoltre
l’Universo
non
sarebbe
destinato
ad
un’espansione
eterna
(e
accelerata
come
quella
accertata
negli
ultimi
anni)
ma
ad
un
futuro
rallentamento
e
a
un’inversione
del
suo
moto
che
lo
riporti
alla
condizione
iniziale
di
singolarità.
Il
parallelismo
con
la
danza
cosmica
di
Shiva
però,
si
accosta
anche
a
quello
delle
particelle
virtuali
che
nascono
e
si
annichilano
in
un
tempo
brevissimo,
e
per
alcuni
aspetti
persino
alla
Teoria
delle
Stringhe.
Nell’interpretazione
quantistica
della
Teoria
delle
Stringhe
le
particelle
elementari
sarebbero
in
realtà
piccolissime
stringhe
o
membrane
in
vibrazione:
in
base
alla
tensione
e
alla
frequenza
di
vibrazione
verrebbero
prodotte
e
sostenute
le
particelle
elementari.
Questa
chiave
di
interpretazione
filosofica
della
scienza,
così
vicina
ad
una
visione
olistica
del
mondo
è
contenuta
all’interno
della
Teoria
del
bootstrap
(parola
inglese
che
significa
“tirante
di
stivale”)
sostenuta
dal
fisico
statunitense
Geoffrey
Chew
e
spiegata
molto
bene
nel
coinvolgente
libro
di
Fritjof
Capra
Il
Tao
della
fisica.
Cecilia
Quagliana
2012
Secondo
questa
teoria
la
natura
non
può
più
essere
interpretata
secondo
i
componenti
e
le
leggi
elementari
della
materia,
in
quanto
è
il
legame
stretto
tra
tutti
gli
elementi
naturali
a
determinare
tutto
ciò
che
esiste.
In
questo
modo
cessano
di
avere
importanza
le
costanti,
le
leggi
e
le
equazioni
matematiche,
perché
nessuna
di
esse
possiede
un’importanza
primaria
rispetto
ad
altre;
tutta
la
nostra
ricerca
verrebbe
vanificata
dalla
presenza
delle
grandi
connessioni
tra
sistemi
che
reggono
l’intera
struttura
dell’Universo.
Questo
approccio
radicale
alla
scienza
trova
ovviamente
molti
oppositori
in
quanto
lo
studio
scientifico
verrebbe
risucchiato
nell’insondabilità
del
creato.
Sicché
la
Teoria
del
Bootstrap
potrebbe
trovare
una
spiegazione
legittima
solo
attraverso
una
legge
sufficientemente
vasta
tale
da
spiegare
tutti
i
fenomeni
universali.
Questa
“via
spirituale”
della
fisica,
per
quanto
ardua,
potrebbe
contenere
un
aspetto
fondamentale
fino
ad
oggi
trascurato,
quello
secondo
cui
la
ricerca
scientifica
non
andrebbe
confinata
solo
in
ambiti
di
mera
conoscenza
razionale;
essa
dovrebbe
avviare
un
processo
di
valutazione
della
cosiddetta
“coscienza”
umana
e
universale,
la
cui
esclusione
potrebbe
limitare
la
comprensione
profonda
degli
eventi.
D'altronde
fa
riflettere
l’imbarazzante
consapevolezza
che
l’uomo
fino
ad
oggi
conosce
solo
il
10%
della
massa
dell’Universo,
mentre
il
restante
90%
(composto
da
materia
ed
energia
oscura)
sembra
non
essere
direttamente
rilevabile
dai
nostri
strumenti.
Conclusioni
Riassumendo
sommariamente
questo
breve
excursus
sulla
storia
del
pensiero
scientifico,
nel
corso
degli
ultimi
decenni
si
è
giunti
ad
esprimere
un’intuizione
condivisa:
i
costituenti
della
materia
e
i
fenomeni
fondamentali
ai
quali
essi
prendono
parte
sono
tutti
in
rapporto
reciproco,
interconnessi
e
interdipendenti;
non
possono
essere
compresi
come
entità
isolate
ma
solo
come
parti
integranti
del
tutto.
La
fisica
quantistica
ha
definitivamente
cancellato
la
possibilità
di
analizzare
il
mondo
in
parti
separate
ed
indipendenti.
Secondo
la
fisica
classica
le
parti
elementari
sono
la
realtà
fondamentale
e
i
vari
sistemi
sono
le
forme
e
disposizioni
di
tali
parti.
Tale
concezione
si
rovescia:
la
realtà
fondamentale,
l’inseparabile
interconnessione
quantistica
di
tutto
l’universo
e
le
parti
che
hanno
un
comportamento
indipendente
sono
solo
forme
contingenti
dentro
questo
“tutto”.
Quindi
mentre
la
scienza
approda
solo
recentemente
a
queste
osservazioni,
l’esperienza
mistica
da
sempre
comprende
il
concetto
di
partecipazione.
Non
si
può
avere
conoscenza
completa
e
profonda
senza
partecipazione.
Fisica
atomica
e
pensiero
orientale
sembrano
sovrapporsi.
Cecilia
Quagliana
2012
2)
Equilibrio
e
cooperazione:
concetto
di
ecologia
–
indirizzi
e
principi
Ecologia
L'ecologia
è
lo
studio
scientifico
del
rapporto
tra
organismi
viventi
e
ambiente
circostante
e
delle
relative
conseguenze
sull'equilibrio
degli
ecosistemi.
Il
termine
ecologia
deriva
dal
greco
oikos
(casa)
e
logos
(discorso).
E'
stato
coniato
nel
1866
dal
biologo
tedesco
E. Haeckel.
Nel
corso
del
Novecento
l'ecologia
ha
assunto
una
crescente
importanza
nelle
discipline
scientifiche,
come
risposta
della
società
ai
problemi
ambientali,
all'inquinamento
industriale.
Possiamo
distinguere
l'ecologia
in
quattro
distinti
indirizzi
scientifici:
Ø
autoecologia
:
relazioni
tra
gli
organismi
biologici
e
gli
elementi
non
biologici
in
un
determinato
ambiente.
Ø
sinecologia
:
rapporti
e
sulle
relazioni
tra
le
specie
in
un
determinato
ambiente.
Ø
ecologia
applicata
:
risposte
e
comportamenti
più
idonei
per
ridurre
l'impatto
ambientale
delle
attività
umane.
Ø
ecologia
umana:
rapporto
di
interdipendenza
tra
l'uomo
e
l'ambiente
in
cui
vive.
PRINCIPI
di
ORGANIZZAZIONE
degli
ECOSISTEMI
(PRINCIPI
FONDAMENTALI
DELL’ECOLOGIA)
1)
PRINCIPIO
di
INTERDIPENDENZA
Ø Tutti
i
membri
di
una
comunità
ecologica
sono
interconnessi
in
un’immensa
e
intricata
RETE
di
RELAZIONI:
essi
traggono
le
loro
proprietà
essenziali
e,
di
fatto,
la
loro
stessa
esistenza
dalle
relazioni
con
gli
altri
membri.
Ø Le
relazioni
fra
i
membri
di
una
comunità
ecologica
essendo
NON
LINEARI
coinvolgono
anelli
di
retroazione
multipli:
una
perturbazione
non
resterà
limitata
a
un
singolo
effetto
ma
si
diffonderà
in
configurazioni
che
si
estendono
in
ogni
direzione.
Ø Promuovere
la
comunità
significa
promuovere
le
relazioni
fra
i
suoi
membri.
Ø “La
trama
della
vita
è
fatta
di
RETI
all’interno
di
RETI:
gli
organismi
possono
essere
considerati
come
RETI
di
cellule,
gli
ecosistemi
come
RETI
di
organismi.”
(Capra,
1996)
Cecilia
Quagliana
2012
2)
PRINCIPIO
DI
CICLICITA’
Ø Tutti
gli
organismi
di
un
ecosistema
producono
rifiuti,
ma
ciò
che
è
materiale
di
scarto
per
una
specie
è
cibo
per
un’altra,
cosicché
i
rifiuti
vengono
completamente
riciclati
e
l’ecosistema
nel
suo
complesso
rimane
privo
di
materiali
residui.
Gli
ecosistemi
utilizzano
energia
rinnovabile
(energia
solare)
per
alimentare
gran
parte
dei
cicli
ecologici.
3)
PRINCIPIO
DI
COOPERAZIONE
O
PARTNERSHIP
Ø Gli
scambi
ciclici
di
energia
e
di
risorse
in
un
ecosistema
sono
sostenuti
da
una
cooperazione
diffusa.
La
tendenza
ad
associarsi,
a
stabilire
legami,
a
vivere
l’uno
dentro
l’altro
o
l’uno
attaccato
all’altro
è
una
caratteristica
dei
sistemi
viventi.
4)
PRINCIPIO
DI
FLESSIBILITA’
Ø La
flessibilità
di
un
ecosistema
è
una
conseguenza
dei
suoi
anelli
di
retroazione
multipli,
che
tendono
a
riportare
il
sistema
in
equilibrio
ogniqualvolta
ci
sia
una
deviazione
dalla
norma,
dovuta
al
cambiamento
delle
condizioni
ambientali.
Poiché
nell’ambiente
le
perturbazioni
avvengono
di
continuo,
le
variabili
di
un
ecosistema
(densità
delle
popolazioni,
disponibilità
di
nutrienti,
ecc)
fluttuano
continuamente,
mantenendo
il
sistema
dinamico
e
flessibile
nonché
capace
di
adattarsi
alle
condizioni
ambientali
che
cambiano.
Ø Tutto
questo
vale
però
entro
i
limiti
di
tolleranza
propri
di
ciascun
ecosistema.
5)
PRINCIPIO
DI
DIVERSITA’
Ø Negli
ecosistemi
la
complessità
della
RETE
è
una
conseguenza
della
sua
biodiversità.
Una
comunità
ecologica
eterogenea
è
una
comunità
elastica,
capace
di
resistere
e
adattarsi
alle
perturbazioni,
poiché
contiene
molte
specie
le
cui
funzioni
ecologiche
si
sovrappongono
e
si
integrano.
Cecilia
Quagliana
2012
L’ECOSISTEMA
E’
UNA
RETE
AUTOPOIETICA
Ogni
componente
ha
la
funzione
di
partecipare
alla
produzione
o
alla
trasformazione
di
altri
componenti
nella
RETE.
In
tal
modo,
l’ecosistema
costruisce
continuamente
se
stesso:
è
prodotto
dai
suoi
componenti
e
li
produce
a
sua
volta.
“L’essere
e
l’agire
(dei
sistemi
viventi)
sono
inseparabili,
e
ciò
costituisce
la
(loro)
modalità
specifica
di
organizzazione.”
(Maturana
e
Varela,
1987)
L’ECOSISTEMA
E’
UNA
SOCIETA’
SOSTENIBILE
Nel
corso
di
oltre
tre
miliardi
di
anni
di
evoluzione
gli
ecosistemi
del
pianeta
si
sono
organizzati
per
vie
ingegnose
e
complesse
in
modo
da
raggiungere
la
massima
sostenibilità.
Questa
saggezza
della
Natura
costituisce
l’essenza
dell’eco-‐competenza.
“Una
società
sostenibile
è
una
società
che
soddisfa
i
propri
bisogni
senza
ridurre
le
prospettive
delle
generazioni
future.”(Lester
Brown,
1981)
Quindi
anche
l’approccio
“ecologico”
manifesta
una
marcata
connotazione
olistica,
e
in
modo
più
specificatamente
scientifico
“sistemico”.
La
Terra
è
un
sistema.
Il
primo
che
ha
parlato
di
“Terra
come
un
Sistema”
è
stato
il
biologo
Lawrence
Henderson,
contemporaneo
di
Montessori:
egli
ha
usato
il
termine
“Sistema”
per
indicare
tanto
gli
organismi
viventi
quanto
i
sistemi
sociali.
Del
resto
la
parola
“sistema”
deriva
da
“sunéstanai”
=
porre
insieme,
porre
con.
Capire
le
cose
in
maniera
sistemica
significa
letteralmente
porle
in
un
contesto,
stabilire
la
natura
delle
loro
relazioni.
SIAMO
GIUNTI
AD
UN’ENUNCIAZIONE
NETTISSIMA
DEL
CONCETTO
DI
INTERDIPENDENZA:
ESSO
NON
E’
UN
CONCETTO
IDEATO
DALLA
MONTESSORI
LA
VITA
COME
FENOMENO
DELL’INTERDIPENDENZA
E’
DA
SEMPRE
UN’INTUIZIONE
MISTICA
DI
TANTA
PARTE
DELL’UMANITA’,
MA
DAL
SECOLO
SCORSO
HA
UNA
VERA
E
PROPRIA
AFFERMAZIONE
SCIENTIFICA.
Cecilia
Quagliana
2012
Questo
sappiamo
Che
tutte
le
cose
sono
legate
Come
il
sangue
Che
unisce
una
famiglia
Tutto
ciò
che
accade
alla
terra
Accade
ai
figli
e
alle
figlie
della
terra
L’uomo
non
tesse
la
trama
della
vita
In
essa
egli
è
soltanto
un
filo.
Qualsiasi
cosa
fa
alla
trama,
l’uomo
la
fa
a
se
stesso.
Capo
Indiano
SEATTLE
1852
Cecilia
Quagliana
2012
3) Ecologia
sociale:
l’interdipendenza
tra
gli
uomini
LA
RIFLESSIONE
SUL
SENSO
DELLA
VITA
UMANA
-‐
QUAL
E’
IL
RUOLO
DELL’ESSERE
UMANO
IN
QUESTO
SISTEMA?
Quando
la
Montessori
esprime
il
suo
pensiero
sul
senso
della
presenza
umana,
sul
ruolo
della
nostra
specie,
il
dibattito
su
questi
temi
è
molto
acceso:
c’è
stato
un
grande
rivoluzionario
Charles
Darwin
(1809
–
1882)
che
ha
scritto
“L’origine
delle
specie”
1859
e
“
L’origine
dell’uomo”
1871
e
questi
libri
avevano
sconvolto
e
sovvertito
molte
convinzioni
dell’epoca.
Per
noi
ormai
alcuni
concetti
sono
familiari,
e
quasi
scontati:
evoluzione
delle
specie,
adattamento,
selezione
naturale;
tutto
questo
oggi
a
noi
può
sembrare
ovvio.
All’epoca
le
obiezioni
più
dure
vennero
dalla
religione
che
sosteneva
la
teoria
creazionista:
Dio
ha
creato
le
varie
specie
di
viventi,
e
l’uomo
a
sua
immagine:
quindi
l’uomo
non
può
essere
frutto
di
variazioni
casuali
e
di
selezione
naturale.
Ma
oltre
a
grandi
polemiche,
l’opera
di
Darwin
suscitò
anche
un
rapido,
diffuso
ed
enorme
consenso
(L’origine
della
specie
si
esaurì
in
un
giorno,
e
fu
necessario
ripubblicarlo
subito
con
ampie
tirature).
L’idea
di
evoluzione
(e
quindi
di
progresso)
si
adattava
perfettamente
col
positivismo
e
la
sua
mentalità
e
il
naturalista
inglese
ne
divenne
presto,
suo
malgrado,
una
bandiera.
Inoltre
la
teoria
dell’evoluzione,
uscendo
dall’ambito
della
biologia,
si
prestava,
applicata
alla
società
umana,
a
diverse
interpretazioni,
anche
molto
contrastanti
tra
loro,
e
dalle
conseguenze
molto
importanti
nel
900.
Lo
stesso
Marx
ne
fu
entusiasta:
Il
suo
materialismo
ne
risultava
confermato;
il
suo
sistema
dialettico
(la
lotta
di
classe)
rinforzato.
Infatti
Darwin
parla
di
dialettica
che
si
attua
incessantemente
tra
individuo
ed
ambiente,
e
tale
modello
delle
scienze
naturali
era
molto
simile
al
modello
sociale
elaborato
da
Marx
(il
prevalere
di
una
classe
sull’altra
e
l’estinguersi
del
capitalismo
per
le
crisi
cicliche
di
sovrapproduzione
e
per
le
lotte
del
proletariato)
Per
questa
ragione
egli
voleva
dedicare
a
Darwin
la
sua
maggiore
opera
“Il
capitale”
(Darwin
comunque
non
accettò
la
dedica).
Ma
la
Montessori,
che
pure
era
non
solo
a
conoscenza,
ma
anche
affascinata
dalle
rivoluzionarie
teorie
evoluzionistiche
di
Darwin,
rapidamente
lo
volle
superare.
C’è
qualcosa
di
più
nell’essenza
umana
che
un
semplice
istinto
alla
sopravvivenza:
c’è
quello
che
l’ecologia
e
la
fisica
stavano
per
codificare
scientificamente:
ogni
elemento
della
rete
opera
con
un
fine
superiore;
viventi
e
non
viventi
interagiscono
al
fine
di
mantenere
l’equilibrio.
L’uomo
fa
parte
di
questo
sistema
ma
possiede
una
caratteristica
che
nessuna
altro
elemento
vivente
ha:
ne
possiede
la
consapevolezza.
Cecilia
Quagliana
2012
La
Montessori
quindi
si
inserisce
in
un
significativo
superamento
rispetto
alle
teorie
classiche
dell'evoluzione
e
quindi
nei
confronti
di
Darwin:
"Lo
scopo
dei
viventi
non
è
soltanto
quello
di
sopravvivere,
di
vincere
nella
lotta
per
l'esistenza,
cercando
di
conquistare
dall'ambiente
il
meglio
che
può
servire
al
proprio
benessere,
come
spiegava
l'evoluzionismo
darwiniano...
Neanche
il
perfezionamento
è
il
vero
fine
dell'evoluzione.
Gli
scopi
dei
viventi
sembrano
piuttosto
in
rapporto
con
funzioni
necessarie
per
l'ambiente...
L'armonia
della
natura
è
raggiunta
con
lo
sforzo
dei
viventi,
che
eseguiscono
ciascuno
il
proprio
compito
finalizzato
alla
costruzione
e
al
mantenimento
di
comunità
sostenibili.
I
comportamenti
corrispondono
anche
a
questo
scopo:
essi
sono
estesi
al
di
là
dei
puri
bisogni
vitali
della
specie"
(La
mente
del
bambino).
•
La
missione
del
bambino
nel
mondo.
Il
bambino
cittadino
del
mondo.
•
I
caratteri
e
le
finalità
dell'educazione
cosmica.
Natura
e
supernatura
E’
proprio
sulla
consapevolezza
che
Maria
Montessori
insiste
nel
suo
testo
“Educazione
e
pace”
è
uno
dei
libri
della
maturità
di
Montessori,
il
dramma
della
guerra
segna
profondamente
l’umanità
e
ovviamente
Montessori
ne
rimane
coinvolta
come
essere
umano
e
come
pedagogista.
La
guerra
non
è
che
il
deterioramento
psichico
dell’uomo.
Nel
primo
capitolo
del
libro
Montessori
paragona
la
guerra
alla
peste:
la
malattia
non
è
il
frutto
di
uomini
maligni
e
malvagi
che
spargono
veleni:
essa
è
la
conseguenza
ovvia
di
una
situazione
igienicamente
insostenibile.
E
così
la
guerra:
l’uomo
la
cui
anima,
il
cui
spirito
non
ha
avuto
né
cure
né
attenzione,
degenera.
La
pace
per
contro
non
è
soltanto
l’assenza
della
guerra:
è
un
lungo
percorso
che
contempla
un’infinità
di
elementi.
Ma
a
fondamento
di
tutto
questi
c’è
l’educazione
come
percorso
di
crescita
che
costruisce
società
consapevoli,
responsabili,
armoniche.
“Evitare
la
guerra
è
compito
della
politica,
costruire
la
pace
è
opera
dell’educazione”
-‐
Educazione
e
pace
L’uomo
ha
fatto
tanta
strada
nel
progresso
tecnologico,
nella
creazione
di
strumenti,
di
macchine
che
domina
e
governa.
Tante
risorse
impiega
per
proseguire
su
questa
strada,
ma
non
dedica
alcuna
risorsa
a
chi
sarà
il
creatore
e
il
governatore
di
queste
macchine:
l’uomo.
L’uomo
non
si
fa
dal
nulla:
l’uomo
è
il
frutto
del
lavoro
del
bambino,
un
lavoro
lunghissimo,
lento,
addirittura
occulto
per
molto
tempo.
Eppure
non
c’è
attenzione,
non
c’è
cura.
È
come
se
si
Cecilia
Quagliana
2012
auspicasse
una
comunità
sociale
di
individui
che
miracolosamente,
improvvisamente
tra
loro
collaborano
e
convivono.
Ecco
l’attenzione
di
Montessori
all’educazione
come
costruzione
della
società
civile:
questo
le
interessa,
un’educazione
che
supera
i
confini
della
scuola,
un’educazione
che
sia
un’opera
universale.
Nel
’49
Montessori
scriveva:
“Oggi
a
scuola
si
insegna
a
non
aiutarsi
l’un
l’altro,
a
non
suggerire,
a
preoccuparsi
solo
della
promozione,
a
conquistare
un
premio
nella
competizione
con
i
compagni.
E
questi
poveri
egoisti,
stanchi
mentalmente,
si
trovano
poi
nel
mondo
l’uno
accanto
all’altro
come
granellini
sabbia
nel
deserto:
ciascuno
è
isolato
dall’altro
e
tutti
sono
sterili”.
Educazione
e
pace
L’educazione
deve
invece
valorizzare
l’istinto
sociale,
deve
rendere
consapevoli
del
valore
della
collaborazione,
della
relazione,
deve
far
sentire
parte
attiva
della
comunità
a
cui
si
appartiene,
deve
far
comprendere
il
senso
profondo
della
collaborazione,
e
da
questo
insieme
di
valori
scaturirà
un
profondo
rispetto
della
comunità.
E’
Il
concetto
di
società
per
coesione.
Ogni
età
ovviamente
ha
dei
gradi
di
applicazione:
3
-‐6
il
piano
dell’infanzia:
la
vita
pratica
-‐ La
scuola
dell’infanzia
già
si
chiama
“casa
dei
Bambini”:
già
il
nome
dice
molte
cose
–
la
casa
offre
protezione,
ma
è
anche
il
tuo
luogo,
ti
appartiene,
ti
senti
a
tuo
agio,
ne
hai
cura
e
ed
essa
risponde
ai
tuoi
bisogni.
La
vita
prtaica
è
il
primo
passo
verso
il
far
parte
della
società
per
coesiomne.
-‐ Questa
è
la
reale
socializzazione
dei
bambini
piccoli:
non
costruiscono
consapevolezza
e
gioia
sociale
nel
gioco
organizzato
dalla
maestra,
nel
lavoro
di
gruppo
eterodirettpo,
il
vero
contenuto
della
socialità
è
un
altro.
6
-‐
12
il
piano
della
fanciullezza:
l’educazione
cosmica
12
-‐18
l’erdkinder
Cecilia
Quagliana
2012
MONTESSORI
E
L’INDIA
1939
-‐1946
1939–1946:
Montessori
in
India
In
India
l’interesse
per
Montessori
nasce
dal
1913
dopo
che
uno
studente
indiano
frequentò
il
primo
corso
di
formazione
a
Roma
e
altri
arrivarono
dal
1920
al
1930.
Essi
poi
rientrarono
nel
loro
paese
diffondendo
ciò
che
avevano
visto
ed
imparato.
Nel
1926
in
India
fu
fondata
la
Montessori
Society
e
nel
1927
fu
tradotto
“Il
Metodo”
in
lingua
Hindi
e
Gujarati.
Nel
1929
il
poeta
Tagore
diede
vita
a
molte
scuole
Montessori
e
la
la
Società
Teosofica
che
voleva
agire
con
lo
scopo
di
educare
i
poveri
dell’India,
adottò
come
strumento
il
metodo
Montessori.
Montessori
visse
in
India
dal
1939
quando
fu
invitata
a
tenere
un
corso
per
insegnanti
indiani.
Qui
restò
a
lungo
perché
ad
un
certo
punto
fu
arrestata
insieme
al
figlio
Mario,
nel
1940,
dagli
Inglesi,
dal
momento
che
l’Italia
si
era
schierata
dalla
parte
di
Hitler.
Sicuramente
la
filosofia
orientale
influenzò
profondamente
Maria
Montessori
e
fu
proprio
infatti
negli
ultimi
anni
della
sua
vita
che
diede
forma
al
suo
autentico
“Piano
cosmico”.
Tuttavia
la
sua
forte
visione
del
mondo
come
un
tutto
era
senz’altro
già
presente,
probabilmente
a
diretto
contatto
con
la
filosofia
orientale
tale
visione
ha
preso
più
concretamente
corpo.
Inoltre
fu
proprio
in
India
che
M
Montessori
si
trovò
a
contatto
di
bambini
di
razze
diverse:
tamil
e
inglesi
e
di
estrazione
sociale
diversa.
Fu
qui
che
entrò
a
diretto
contatto
con
una
natura
particolarmente
rigogliosa
e
preponderante
e
senza
mezzi
si
mise
a
far
scuola
a
bambini
tanto
diversi.
Qui
Maria
Montessori
sentì
quanto
l’uomo,
prodotto
dell’evoluzione
del
bambino,
faccia
assolutamente
parte
di
questo
universo
di
cui
si
sente
un
unico
respiro,
e
quindi
l’uomo
sia
uno
dei
tanti
elementi
del
cosmo
che
in
esso
agiscono.
A
differenza
di
tutte
le
altri
componenti
però
l’uomo
ha
in
più
la
responsabilità
della
coscienza.
Egli
“sa”
di
far
parte,
“sa”
di
dover
in
qualche
modo
contribuire
al
processo
della
vita.
Una
vita
che
è
in
costante
evoluzione
ma
che
deve
rispettare
le
regole
dell’equilibrio
e
dell’armonia
per
non
sbilanciare
quel
tutto
che
è
sempre
assolutamente
totalmente
interrelato.
Come
tutti
gli
agenti
dell’universo,
l’uomo
ha
un
compito
da
portare
avanti,
l’uomo
fa
parte
del
piano
cosmico.
Per
varie
vicissitudini
Montessori
ebbe
modo
di
osservare
bambini
di
età
diverse
e
di
nazionalità
e
cultura
diverse
che
manifestavano
caratteristiche
simili,
con
pochissimi
mezzi
e
quasi
casualmente
nacque
una
piccola
scuola
indiana
con
bambini
piccoli
e
più
grandicelli;
il
materiale
era
quasi
inesistente
ma
c’era
molto
ambiente
naturale
da
esplorare:
si
faceva
scuola
all’aperto,
si
osservava
la
natura
e
dalle
osservazioni
si
ricavavano
criteri
di
classificazione
e
comprensione:
c’era
il
materiale
del
mondo!
Cecilia
Quagliana
2012
L’esperienza
indiana
che
Maria
Montessori
fece
con
alcuni
collaboratori
fu
la
conferma
di
ciò
che
già
pervadeva
il
suo
sistema
pedagogico:
per
prima
cosa
era
necessario
che
gli
adulti
stessi
sentissero
la
passione
e
la
magia
per
il
mondo
circostante,
poi
era
necessario
che
i
bambini
sperimentassero,
scoprissero
e
ricavassero
dal
loro
esplorare
la
meraviglia
del
mondo.
EDUCAZIONE
COSMICA
COME
INTERRELAZIONE
L’educazione
cosmica
sotto
forma
di
immagine
concreta:
l’aula
del
corso
di
Camillo
Grazzini
Nel
1956,
Camillo
Grazzini
si
trovava
a
Perugia
insieme
ad
altri
maestri
per
seguire
un
corso,
destinato
agli
insegnanti
della
scuola
elementare,
tenuto
da
Mario
Montessori.
Inizialmente
fece
un
lungo
lavoro
sulle
caratteristiche
del
bambino
della
fascia
di
età
6/12,
approfondì
la
discussione
sui
vari
aspetti
inerenti
l’immaginazione,
la
sete
di
cultura
e
la
moralità,
lesse
agli
studenti
le
favole
cosmiche
(6
favole).
Divise
poi
tutti
gli
allievi
in
gruppi:
vennero
formati
tanti
gruppi
quante
potessero
essere
le
aree
disciplinari:
geografia,
geologia,
storia,
biologia,
fisica,
chimica,
arte,
musica,
linguaggio,
matematica
…
Mario
Montessori
chiese
quindi
ai
gruppi
di
realizzare
del
materiale
per
ogni
area
disciplinare,
agli
studenti
furono
forniti
libri,
denaro
per
acquistare
ciò
che
potesse
essere
necessario,
tempo
per
uscire
ad
effettuare
ricerche
presso
biblioteche
o
musei.
Lo
scopo
finale
era
allestire
una
sorta
di
laboratorio
come
quello
dove
avrebbero
dovuto
lavorare
i
bambini.
Alla
fine
ogni
gruppo
presentò
il
risultato
del
proprio
lavoro,
Mario
Montessori
chiese
poi
ad
ogni
gruppo
di
collegare
con
un
nastro
colorato
il
loro
“angolo
laboratorio”
con
una
schematizzazione
della
Terra
al
centro
della
stanza.
L’immagine
che
ne
risultò
era
all’incirca
una
raggiera
di
nastri
che
uscivano
tutti
dalla
Terra.
Poi
chiese
ancora
ai
gruppi
di
collegarsi
tra
di
loro
per
visualizzare
eventuali
relazioni
tra
i
diversi
aspetti
disciplinari.
Il
risultato
finale
fu
una
stanza
quasi
impraticabile
a
causa
dell’intrico
di
nastri
che
si
era
venuto
a
creare:
era
l’immagine
viva,
tridimensionale
della
rete
di
relazioni
che
appartengono
al
mondo
della
conoscenza.
Si
era
evidenziato
concretamente
come
tutte
le
aree
disciplinari
erano
aspetti
diversi
di
un
unico
sistema
vivente.
Tale
esperienza
fu
poi
riassunta
in
un
cartellone
sul
quale
vennero
scritte
due
frasi
che
vennero
scelte
come
“slogan”
per
riassumere
il
senso
della
conoscenza.
Cecilia
Quagliana
2012
-
Let
us
give
the
world
to
the
child
-
Let
us
sow
the
seeds
of
all
the
sciences
Sono
tratte
dal
testo
di
Maria
Montessori
“Dall’infanzia
all’adolescenza”
e
comprendono
l’aspetto
del
tutto
e
l’aspetto
delle
singole
discipline.
Ciò
che
riuscì
a
fare
Mario
Montessori
fu
trasmettere
l’idea
che
i
vari
argomenti
di
studio
sono
soltanto
un
modo
per
comprendere
il
mondo
nella
sua
totalità
e
gli
stessi
insegnanti
avrebbero
dovuto
cancellare
dalla
loro
mente
ogni
rigida
divisione.
L’interesse
dei
bambini
verso
il
mondo
è
motivato
solo
se
colgono
il
senso
complessivo,
altrimenti
sarà
probabile
che
per
un
argomento
singolo,
separato
dal
resto,
senza
collegamenti,
il
bambino
si
chieda
quale
possa
essere
il
senso
di
approfondirlo
…
C’è
un’interessante
racconto
che
si
legge
nel
testo
scritto
dal
nipote
Mario
Montessori
Jr.:
-‐
Ricordo
che
una
volta
M.Montessori
stava
sbucciando
delle
patate
e
mentre
faceva
ciò
le
osservava
con
estrema
attenzione,
guardandole
come
se
potessero
rivelare
qualche
profondo
segreto,
come
se
nascondessero
una
verità
sconosciuta
ai
più.
Mentre
continuava
nella
sua
operazione,
si
domandava
a
voce
alta
come
avesse
potuto
l’uomo
capire
il
valore
di
quella
pianta
che
si
mostrava
come
poco
più
che
un’erbaccia
che
produceva
fiori
insignificanti
per
di
più
con
frutti
velenosi.
Cosa
ha
fatto
sì
che
l’uomo
andasse
oltre
tutto
ciò
e
cogliesse
che
tutto
ciò
che
della
pianta
della
patata
era
visibile
non
serviva
e
ciò
che
invece
non
era
visibile
era
la
parte
più
interessante
di
quella
pianta
per
l’uomo?
Come
ha
fatto
a
capire
che
il
tubero
era
la
parte
commestibile?
Il
modo
con
cui
Montessori
parla
della
patata
ci
induce
facilmente
a
capire
quale
fosse
il
suo
piano
di
riflessione
sulla
realtà.
Emergeva
sempre
un’indissolubile
connessione
tra
mondo
organico,
inorganico
e
uomo.
Ella
era
affascinata
dal
percorso
umano,
non
tanto
dalla
storia
come
successione
di
battaglie
o
alternanza
di
poteri,
quanto
dalla
storia
dell’uomo
come
essere
vivente
facente
totalmente
parte
del
mondo.
Cecilia
Quagliana
2012
DEFINIZIONE
INTRODUTTIVA
DI
“EDUCAZIONE
COSMICA”
L’Educazione
Cosmica
non
è
una
disciplina
in
sé
e
per
sé;
non
è
paragonabile
all’educazione
musicale,
all’educazione
stradale,
all’educazione
fisica,
all’educazione
artistica,
all’educazione
alla
salute
ecc
…
Invece,
e
soprattutto,
è
meglio
intenderla
come
la
libertà
di
passare
da
una
materia
all’altra
e
ad
un’altra
ancora
al
fine
di
comprendere
pienamente
un
fenomeno
della
realtà;
inoltre
è
bene
intenderla
come
la
consapevolezza
del
lavoro
o
del
ruolo
cosmico
dei
vari
agenti
cosmici
che
operano
nel
mondo.
ANCORA
SULLA
DEFINIZIONE
DI
EDUCAZIONE
COSMICA
Camillo
Grazzini,
fondatore
nel
1961,
del
Centro
Internazionale
Studi
Montessori
di
Bergamo,
stretto
collaboratore
di
Mario
Montessori,
ha
approfondito
molto
il
tema
dell’Educazione
Cosmica
e
diceva
che
non
è
facile
darne
un’unica
definizione,
piuttosto
preferiva
elencare
sei
aspetti,
egualmente
significativi:
E.C.
(Educazione
Cosmica)
è
l’acquisizione
della
visione
cosmica
del
mondo,
una
visione
-
unitaria
e
finalistica
sia
in
senso
storico/evoluzionistico,
sia
in
senso
orizzontale/ecologico.
E.C.
è
l’esplorazione,
lo
studio
dell’universo
considerato
sia
dal
punto
di
vista
della
sua
-
complessità
e
globalità,
sia
dal
punto
di
vista
dei
vari
agenti
cosmici
con
il
loro
lavoro
organizzato.
E.C.
è
la
scoperta
di
vari
tipi
di
relazioni
di
dipendenza
e
interdipendenza,
sia
tra
i
vari
agenti
-
cosmici,
sia
all’interno
dello
stesso
agente
cosmico.
E.C.
è
la
consapevolezza
del
compito
cosmico,
sia
conscio
(uomo)
sia
inconscio,
di
ogni
-
elemento,
vivente
e
non
vivente.
E.C.
determina
l’esperienza
di
una
nostra
nuova
vita,
un
modo
di
vivere
diverso
che
ci
vede
-
consapevoli
e
partecipi
dello
viluppo
dei
fenomeni
umani
e
naturali.
E.C,
è
l’adozione
di
uno
specifico
approccio
educativo,
dove
noi
passiamo
dall’intero,
dal
-
tutto,
al
dettaglio,
ma
dove
ogni
dettaglio
è
o
può
essere,
riferito
all’intero;
l’intero
è
un
set
di
parti
ordinate
e
dove
la
specializzazione
della
conoscenza
e
l’interdisciplinarità
crescono
insieme,
integrandosi
e
completandosi.
Educazione
Cosmica
è
quindi
lo
strumento
per
offrire
al
bambino
la
visione
cosmica:
una
visione
di
unità
e
finalità
del
mondo:
tale
visione
consente
di
vedere
lo
scopo
del
mondo
e
consente
di
tenere
unite
la
dimensione
spaziale
e
quella
temporale:
le
comprende
entrambe.
Cecilia
Quagliana
2012
Dal
punto
di
vista
educativo
possiamo
dire
che
i
bambini
imparano
a
comprendere
il
mondo
da
due
punti
di
vista:
quello
evoluzionistico,
seguendo
la
dimensione
temporale
e
quello
ecologico,
seguendo
la
dimensione
spaziale.
Nella
comprensione
delle
relazioni
strette
tra
i
vari
aspetti,
nella
percezione
dell’importanza
di
ogni
elemento
per
il
buon
andamento
del
sistema,
si
costruisce
la
consapevolezza
della
gratitudine
verso
tutto
ciò
o
tutti
coloro
che
concorrono
allo
stesso
unico
grande
fine.
Visione
cosmica,
piano
cosmico
e
missione
cosmica
Tutte
e
tre
le
definizioni
hanno
in
comune
l’aggettivo
“cosmico”,
termine
derivato
dalla
lingua
greca
che
significa
“
intero”
ma
anche
“ordinato”,
è
il
termine
che
si
contrappone
a
“caos”
con
il
significato
di
“indifferenziato,
mostruoso”.
Visione
cosmica:
è
un
modo
preciso
di
guardare
e
capire
il
mondo,
è
un
modo
cosmico,
nel
senso
che
comprende
tutto,
dal
mondo
inorganico
a
quello
organico
a
quello
psicologico;
comprende
anche
le
relazioni
tra
questi
mondi.
Tali
relazioni
sono
viste
sia
in
senso
orizzontale
-‐
relazioni
ecologiche
di
equilibrio
tra
le
varie
parti
dell’universo
con
i
loro
meccanismi
di
funzionamento,
sia
in
senso
verticale
–
relazioni
storiche
tra
i
vari
avvicendamenti
umani.
Si
tratta
di
una
visione
unitaria
e
finalistica
del
mondo,
è
una
visione
sostanzialmente
ecologica
che
vede
nella
conservazione
della
specie,
con
i
suoi
adattamenti,
una
“collaborazione
sensata”
con
la
natura
e
dentro
la
natura.
Piano
cosmico:
ma
che
cosa
è
dunque
il
cosmo?
Un
grande
laboratorio
dove
fervono
numerosissime
attività
che
costituiscono
una
struttura
integrata,
dove
ogni
aspetto
concorre
e
lavora
per
uno
scopo
comune
(finalismo).
Soggetti
che
lavorano
in
questa
struttura
integrata:
-
agenti
inorganici
(
acqua,
terra,
aria)
–
litosfera,
idrosfera,
atmosfera
-
agenti
organici
(
piante,
animali)
-‐
biosfera
Cecilia
Quagliana
2012
esseri
umani
-‐
psicosfera
Missione
cosmica:
ognuno,
ogni
agente
cosmico
ha
il
suo
lavoro
cosmico
da
compiere,
il
suo
ruolo,
una
sorta
di
mandato,
tuttavia
la
riuscita
dipende
anche
dal
lavoro
di
altri
agenti;
in
altre
parole
c’è
un’organizzazione
cosmica
basata
sulla
specializzazione
del
lavoro
che
si
articola
in
un
complesso
rapporto
di
interdipendenza.
Anche
l’uomo
fa
parte
di
questo
contesto,
ma
Maria
Montessori
distingue
tra
il
compito
cosmico
dell’uomo
e
il
compito
cosmico
del
bambino.
Il
primo,
l’uomo,
contribuisce
allo
sviluppo
della
terra,
modificando
l’ambiente
e
può
farlo
sia
in
modo
positivo
che
in
modo
negativo.
Introduce
tra
gli
agenti
cosmici,
la
psicosfera
che
per
essere
positiva,
deve
avere
una
sua
linea
etica;
a
questo
riguardo
sarà
importante
definire,
comprendere,
analizzare,
quale
bambino
ha
generato
quell’uomo.
Il
bambino
viene
quindi
visto
come
agente
cosmico
di
straordinaria
importanza,
come
colui
che
ha
il
compito
cosmico
di
costruire
se
stesso,
di
formare
la
propria
personalità,
crearsi
come
soggetto
di
pace,
adattabile
al
mondo
in
cui
vive.
Educazione
cosmica
si
identifica
con
il
secondo
piano
di
sviluppo
Al
di
là
di
tutto
ciò,
non
va
dimenticato
che
l’educazione
cosmica
è
soprattutto
la
risposta
al
naturale
sviluppo
del
bambino.
L’educazione
cosmica
soddisfa
la
fame
di
conoscenza,
il
bisogno
di
esplorare
la
moralità,
il
desiderio
di
agire
insieme,
la
tendenza
verso
l’immaginazione
caratteristiche
del
bambino
che
vive
il
secondo
piano
di
sviluppo.
Non
bisogna
in
alcun
modo
dire”Educazione
Cosmica
per
la
scuola
elementare”,
in
quanto
Educazione
Cosmica
può
essere
soltanto
per
la
scuola
elementare,
non
c’è
un’altra
educazione
cosmica
per
gli
altri
piani
di
sviluppo,
in
quanto
l’offerta
educativa
è
costruita
sulle
caratteristiche
del
bambino:
la
sete
di
cultura
e
il
potere
dell’immaginazione
non
sono
caratteristiche
della
prima
infanzia,
né
dell’adolescenza.
Il
contributo
che
può
dare
la
Casa
dei
Bambini
all’educazione
cosmica
è
normalizzare
il
bambino,
fornirgli
i
mezzi,
gli
strumenti
psichici
per
essere
spontaneamente
ben
disposto
verso
la
conoscenza
del
mondo
esterno
a
lui.
Non
si
tratta
quindi
di
particolari
contenuti
culturali,
piuttosto
la
preparazione
della
Casa
dei
Bambini
ha
a
che
fare
con
la
formazione
del
carattere,
dell’umana
natura
in
se
stessa.
Cecilia
Quagliana
2012
L’Educazione
Cosmica,
nella
Casa
dei
Bambini
in
fondo
è
l’ecologia
della
persona
e
riguarda
soprattutto
la
dimensione
interiore
della
persona,
laddove
negli
anni
successivi
diventa
ecologia
del
mondo
e
riguarda
soprattutto
la
dimensione
esterna
dell’essere
umano.
Fino
ai
tre
anni
i
bambini
accumulano
una
enorme
quantità
di
sensazioni
e
di
impressioni
che
tuttavia
ancora
non
assumono
“caratteri
organizzati”;
è
proprio
durante
il
periodo
dai
3
ai
6
anni
che
avviene
un
importantissimo
lavoro
di
perfezionamento
costruttivo
della
persona
che
passa
in
gran
parte
dall’organizzazione
delle
esperienze
e
dalla
loro
classificazione
attraverso
un
progressivo
e
instancabile
desiderio
di
arricchimento
del
linguaggio.
Per
queste
ragioni,
per
la
natura
stessa
del
bambino
tra
i
3
e
i
6
anni
il
lavoro
legato
alla
conoscenza
del
mondo
non
può
essere
altro
che
la
più
grande
esperienza
possibile
del
mondo.
Il
mondo
va
portato
dunque
dentro
la
scuola,
i
bambini
devono
poter
osservare
il
più
possibile
la
natura,
devono
poter
guardare
foglie,
fiori,
piante,
animali,
devono
poter
conoscere
le
parti,
devono
poter
accedere
agli
strumenti
linguistici
di
classificazione
perche
ora
il
bambino
è
interessato
ad
ascoltare
nomi,
anche
i
più
difficili.
E’
attraverso
l’osservazione
dei
dettagli,
dalla
conoscenza
delle
nomenclature
delle
parti,
dall’esattezza
e
dalla
precisione
che
devono
essere
adottate
per
prendersi
cura
delle
piante
che
nasce
l’amore
per
la
natura
e
per
il
mondo.
Non
andiamo
cercando
l’erudizione
di
un
bambino
che
deve
saper
ripetere
le
più
svariate
nozioni,
vogliamo
offrire
metodi
e
materiali
che
rispondano
alle
sue
esigenze
più
profonde.
Gli
aspetti
più
significativi
quindi
del
lavoro
di
preparazione
indiretta
all’educazione
cosmica
possono
sintetizzarsi
così:
Ø cercare
il
più
possibile
di
favorire
il
contatto
diretto
con
la
natura
Ø mantenere
sempre
il
livello
sensoriale
delle
esperienze
Ø offrire
la
possibilità
di
osservazioni
ripetute,
prolungate
e
ravvicinate
Ø fornire
nomenclature
esatte
e
precise
per
rispondere
alla
sete
di
arricchimento
del
linguaggio
e
per
favorire
la
spontanea
tendenza
alla
classificazione
Ø la
maestra
deve
suscitare
l’interesse
del
bambino
attraverso
l’esperienza
diretta
Ø utilizzo
adeguato
del
Materiale
Montessori
Cecilia
Quagliana
2012
MARIA
MONTESSORI
AMBASCIATRICE
DI
PACE
Il
pensiero
di
Maria
Montessori
contiene
un
forte
e
convincente
messaggio
di
pace.
Lei
auspica
la
nascita
di
un
mondo
nuovo,
per
il
quale
è
richiesta
una
educazione
specifica
nuova,
che
costruisca
uomini
e
donne
di
pace.
La
parola
“pace”
va
intesa
come
“relazione
armonica,
solidale”
e
nel
pensiero
di
M.Montessori
si
riconoscono
due
tracce
di
solidarietà:
-
una
orizzontale:
solidarietà
nello
spazio
-
una
verticale:
solidarietà
nel
tempo
LA
SOLIDARIETA’
NELLO
SPAZIO
E’
un
concetto
che
fa
riferimento
alla
rete
della
vita
e
ai
legami
di
reciprocità
che
sono
instaurati
tra
gli
agenti
cosmici,
legami
non
auspicati
da
M.
Montessori,
ma
constatati
come
esistenti
in
natura
L’uomo
di
pace
è
dotato
di
un’intelligenza
che
può
sovrapporsi
alla
natura,
purché
non
le
faccia
violenza.
La
Montessori
sostiene
l’importanza
di
costruire
uomini
consapevoli
del
valore
del
lavoro,
sia
esso
manuale,
sia
esso
intellettuale.
In
realtà
nel
suo
pensiero
sottolinea
che
non
esiste
lavoro
manuale
ben
fatto
che
non
contenga
consapevolezza
del
senso
generale
del
suo
significato,
ma
nemmeno
può
essere
attribuito
valore
ad
un
lavoro
intellettuale
che
non
comprenda
la
consapevolezza
del
fare
e
dell’agire.
Se
l’uomo
non
avesse
“agito”
e
“costruito
con
le
mani”,
il
patrimonio
trasmissibile
da
una
generazione
all’altra
potrebbe
essere
soltanto
orale.
Da
“La
mente
del
bambino”
–
cap.
14:L’intelligenza
e
la
mano
“Si
direbbe
che
lo
scopo
dell’intelligenza
sia
il
lavoro
delle
mani,
poiché
se
l’uomo
avesse
ideato
solo
il
linguaggio
e
la
sua
sapienza
si
fosse
espressa
soltanto
con
le
parole,
nessuna
traccia
sarebbe
rimasta
delle
stirpi
umane
che
ci
precedettero:
grazie
alle
mani
che
hanno
accompagnato
l’intelligenza
si
è
creata
la
civiltà:
la
mano
è
l’organo
di
questo
immenso
tesoro
dato
all’uomo.”
Cecilia
Quagliana
2012
M.
Montessori
tiene
sempre
legate
intelligenza
e
mano,
tutto
il
suo
pensiero
pedagogico
si
fonda
sull’importanza
del
“fare”
del
bambino,
un
fare
che
deve
essere
legato
a
ciò
che
il
bambino
sceglie
con
la
propria
mente,
esercitando
la
propria
volontà,
guidato
quindi
dal
pensiero
o,
se
molto
piccolo,
dalla
sua
vita
psichica.
Quello
stesso
fare
costruirà
attivamente
un’ulteriore
parte
del
suo
patrimonio
psichico
e
intellettivo.
LA
SOLIDARIETA’
NEL
TEMPO
L’uomo
può
modificare
la
natura,
è
agente
cosmico
che
costruisce
una
“supernatura”
che
consente
agli
uomini
di
vivere
in
società
organizzate,
grazie
al
lavoro
di
ciascun
individuo,
è
la
solidarietà
dell’uomo
con
l’uomo.
Questa
solidarietà
deve
essere
trasmessa
e
resa
accessibile
ai
bambini,
in
modo
che
possano
a
loro
volta
essere
educati
a
diventare
uomini,
membri
di
una
società.
M.
Montessori,
mentre
era
in
India,
ovviamente
si
accorse
delle
differenze
di
standard
di
vita
tra
i
bambini
indiani,
che
vivevano
in
condizioni
di
estrema
povertà
e
i
bambini
inglesi
che
avevano
condizioni
molto
più
agiate
di
vita.
Il
rimedio
che
proponeva
però
non
aveva
a
che
fare
con
una
filantropia
limitata
nello
spazio
e
nel
tempo,
che
difficilmente
avrebbe
avuto
esiti
positivi
se
non
a
breve
termine:
Maria
Montessori
sostenne
con
forza
la
sua
idea
di
un’educazione
in
cui
ogni
bambino
è
in
grado
di
cogliere
il
proprio
compito
cosmico,
in
un’ottica
più
ampia
di
una
visione
cosmica
costruttiva
e
positiva.
Maria
Montessori
sottolinea
che
si
tratta
di
seminare
le
scienze
nel
periodo
sensitivo
dell’immaginazione,
per
poi
svilupparle
anche
nel
dettaglio.
A
questo
bambino
si
può
dire:
“L’uomo
vive
su
questa
terra
e
deve
conquistare
il
mondo”
-‐
“Dall’infanzia
all’adolescenza”.
Tale
conquista,
secondo
Maria
Montessori
deve
avvenire
attraverso
il
lavoro,
ma
un
lavoro
ben
definito
e
determinato
all’interno
di
una
visione
cosmica
finalistica.
Da
questo
pensiero
trapela
un
senso
spirituale
e
religioso
di
percezione
del
cosmo,
che
tuttavia
supera
i
limiti
di
una
precisa
confessione
religiosa,
ma
si
pone
piuttosto
come
principio
spirituale
universale,
l’uomo
di
Maria
Montessori
è
cittadino
del
mondo.
In
questo
senso
è
possibile
identificare
una
volta
di
più
il
messaggio
di
pace
di
Maria
Montessori,
nella
sua
straordinaria
attualità.
Cecilia
Quagliana
2012
IL
BAMBINO
E
IL
PIANO
COSMICO
–
L’ADULTO
INVISIBILE
Il
bambino
trova
nell’educazione
cosmica
un
modo
per
far
parte
di
questo
modo
di
pensare.
Come
può
fare?
Deve
essere
libero
di
sperimentare,
di
osservare,
di
agire,
di
esplorare,
mentre
l’adulto
si
deve
fare
invisibile.
Non
assente,
bensì
invisibile.
Maria
Montessori
non
vuole
certo
affermare
un
pensiero
pedagogico
che
preveda
l’abbandono
dei
bambini,
piuttosto
l’adulto
deve
osservare
i
bambini
che
dovranno
lavorare
nell’ambiente,
che
va
preparato
in
modo
adeguato,
dovrà
pensare
cosa
mettere
a
disposizione
e
come
metterlo
a
disposizione,
e
se
avrà
agito
bene
vedrà
che
i
bambini
lavoreranno,
tanto
e
con
interesse,
con
concentrazione
e
amore
senza
fatica,
perché
la
fatica
nasce
là
dove
non
c’è
passione,
dove
non
c’è
interesse.
E’
estremamente
importante
che
i
bambini
sperimentino
la
curiosità
personale,
che
esplorino
autonomamente,
guidati
dalle
loro
iniziative:
se
hanno
a
disposizione
le
cose
giuste
le
loro
iniziative
saranno
efficaci,
i
bambini
saranno
soddisfatti
e
spinti
ad
esplorare
ancora,
saranno
a
poco
a
poco
sempre
più
consapevoli
e
affascinati
dalla
natura,
con
le
sue
regole,
e
le
sue
leggi.
Soltanto
sperimentando
la
grandiosità
del
creato
e
la
sua
perfezione,
i
bambini
potranno
costruirla
in
loro
stessi.
Soltanto
cogliendo
l’importanza
della
vicenda
umana,
il
valore
delle
scoperte
di
chi
ci
ha
preceduto,
i
bisogni
dell’uomo
nell’avvicendarsi
della
storia,
che
il
bambino
potrà
percepire
il
senso
del
proprio
lavoro
cosmico
ed
esserne
orgoglioso.
Il
conoscere
gli
altri
ci
fa
essere
meglio
disposti,
nemici
della
solidarietà
sono
l’indifferenza
e
la
diffidenza.
La
solidarietà
nasce
dalla
consapevolezza
dei
fattori
che
ci
accomunano,
dall’identificazione
dei
sentimenti,
che
sono
caratteristici
di
tutto
il
genere
umano.
Maria
Montessori,
già
molti
anni
fa,
comprese
l’importanza
di
tenere
uniti
due
aspetti
dell’uomo:
-
l’immaginazione:
(
le
ragioni
del
cuore)
-
l’esattezza:
(
le
ragioni
della
conoscenza)
Questa
capacità
di
tenere
uniti,
sia
nella
visione
del
mondo
che
nella
visione
pedagogica,
i
due
aspetti
costituitivi
dell’essere
umano,
la
porta
ad
essere
portatrice
di
un
convincente
messaggio
di
pace.
Perché
educare
significhi
un
messaggio
di
pace,
è
necessario
che
affettività
e
mente
siano
mobilitate
insieme.
In
tal
modo
si
costruisce
un
senso
di
responsabilità
graduale,
che
fa
dell’essere
umano
un
soggetto
attivo,
libero
e
consapevole
della
propria
responsabilità.
Cecilia
Quagliana
2012
Ogni
bambino
alla
nascita
è
uguale
agli
altri,
potrebbe
crescere
in
ambienti
anche
molto
diversi
e
assorbirne
le
caratteristiche;
in
tal
senso
il
bambino
più
di
chiunque
altro
è
davvero
l’agente
cosmico
più
potente:
può
diventare
ogni
cosa!
Ecco
da
dove
nasce
il
senso
della
responsabilità
dell’adulto
verso
il
bambino:
nella
“non
fatalità”
del
destino
di
ciascuno
di
noi,
Maria
Montessori
vede
l’importanza
del
messaggio
educativo,
del
criterio
pedagogico,
del
compito
difficile
e
delicatissimo
di
chi
si
vuole
fare
educazione.
MARIA
MONTESSORI:
UNA
FILOSOFIA
DELLA
VITA
Einstein
diceva:
“molto
raramente
penso
usando
parole.
Ho
come
un’immagine
complessiva,
come
se
vedessi”.
La
visione
cosmica
di
Montessori
richiama
queste
parole:
è
un
pensare
per
immagini,
un
modo
di
pensare
che
vede
con
gli
occhi
dell’anima,
che
vede
ciò
che
è
invisibile
agli
occhi.
C’è
una
profondo
sentire
di
quel
“kosmos”
greco
che
significa
ordine,
quell’ordine
che
vince
sul
caos
primordiale.
Da
quell’ordine
scaturisce
uno
sviluppo
guidato
da
regole
eterne,
universali
che
volta
per
volta
si
coniugano
con
la
contingenza
storica.
Il
pensiero
umano
deve
volgersi
proprio
a
cogliere
le
relazioni
tra
l’universale
e
il
particolare,
tra
il
tutto
e
le
parti,
tra
l’immutabile
e
il
contingente.
Cogliere
le
relazioni
di
interdipendenza
non
significa
però
soltanto
formulare
pensieri,
significa
anche
“sentire”
il
sentimento
che
ci
lega
al
creato
è
una
sorta
di
“religiosità
cosmica”.
Maria
Montessori
forse
non
può
essere
definita
un
filosofo
anche
se
ha
studiato
anche
per
un
certo
periodo
filosofia
all’università,
e
la
sua
formazione
in
sostanza
è
profondamente
scientifica.
Tuttavia
nella
sua
ricerca
essa
finisce
per
coniugare
scienza,
ispirazione
cristiana
e
filosofia.
Non
procede
sistematicamente
ma
partecipa
al
dibattito
culturale
dell’epoca,
mantiene
vivi
i
fondamenti
del
positivismo
scientifico
ma
non
rimane
indifferente
alle
scoperte
freudiane.
Riassume
in
sé
molte
correnti
filosofiche
e
culturali
dell’epoca
coniugandole
sempre
con
l’attività
diretta
di
pedagogista,
la
sua
esperienza
di
educatrice
non
è
mai
disgiunta
dalla
speculazione
di
pensiero.
La
scoperta
del
bambino
è
una
continua
fonte
di
riflessione
sull’uomo
e
sulla
società,
sui
compiti
dell’educazione
mai
chiusi
in
se
stessi
ma
sempre
inseriti
in
una
visione
della
vita
e
del
mondo
che
pone
al
suo
fondamento
la
dignità
dell’uomo.
Cecilia
Quagliana
2012
Come
Einstein,
la
Montessori
ha
sempre
sentito
la
bellezza
del
lato
misterioso
della
vita,
quel
sentimento
di
stupore
e
sorpresa
di
fronte
alla
natura
che
ha
alimentato
tante
ricerche
scientifiche
e
filosofiche.
Quel
sentimento
di
profonda
consapevolezza
che
anche
ciò
che
non
si
conosce
esiste
alimenta
una
religiosità
profonda,
non
tanto
dogmatica
quanto
spirituale
che
cerca
un’armonia
continua
con
la
contingenza
della
vita
umana,
nel
suo
svolgersi
nel
tempo
storico
e
nel
tempo
contingente.
La
visione
cosmica
montessoriana
è
senz’altro
una
visione
ottimistica:
in
essa
c’è
una
risposta
ai
molti
fallimenti
della
società
e
forse
alla
sua
stessa
vicenda
di
vita
come
madre.
La
fede
nel
bambino
corrisponde
alla
profonda
fiducia
in
un’evoluzione
positiva
della
società
umana.
Causalità
e
finalità
La
visione
cosmica
di
Maria
Montessori
alla
fine
può
forse
essere
definita
come
una
nuova
scienza
dello
sviluppo
umano,
in
cui
si
coniuga
pedagogia
e
filosofia,
cosmologia
e
sociologia,
è
una
sintesi
di
pensiero
che
conduce
a
una
sorta
di
nuova
ecologia.
E’
quindi
il
piano
più
alto
dell’educazione,
una
visione
trasversale
che
domina
e
traspare
in
ogni
aspetto
del
suo
messaggio
educativo.
La
sua
pedagogia
si
pone
quindi
come
mediazione
tra
causalità
e
finalismo.
La
Montessori
rifiuta
la
pedagogia
per
obiettivi
ritenendola
troppo
legata
allo
stimolo,
alla
costrizione,
alla
particolarità,
è
questa
una
pedagogia
riduttiva
che
si
limita
a
fornire
al
bambino
risposte
immediate
a
uno
stimolo
programmato,
se
può
essere
efficace
sul
breve
periodo
sicuramente
risulta
insufficiente
e
inadeguata
nel
lungo
periodo.
L’uso
dei
test,
dei
questionari,
delle
verifiche
dirette
può
quindi
essere
utile
soltanto
in
termini
di
misurazione
del
sapere
ma
non
offre
nessun
supporto
al
sistema
di
pensiero
del
bambino.
Un
progetto
educativo
e
i
suoi
effetti
nel
tempo
difficilmente
possono
essere
misurati,
ma
questa
impossibilità
non
può
condurre
gli
educatori
a
identificare
la
loro
abilità
educativa
con
ciò
che
può
essere
misurato.
Il
progetto
pedagogico
montessoriano,
che
vuole
essere
un
aiuto
alla
vita,
è
ben
lontano
da
quello
che
ancora
oggi,
a
parecchi
decenni
di
distanza
si
vede
nella
scuola.
I
bambini
vengono
sottoposti
a
continue
verifiche
del
loro
sapere,
che
spesso
è
stato
loro
imposto
senza
dare
alcuna
importanza
al
loro
agire
attivamente
come
soggetti
interessati
alla
conoscenza.
Il
finalismo
di
cui
parla
Maria
Montessori
è
invece
quella
insita
capacità
del
bambino
di
incuriosirsi,
di
assorbire
il
mondo,
di
catturare
più
esperienze
possibili,
il
bambino
vuole
essere
attivo,
non
passivo
ascoltatore.
La
gran
parte
delle
facoltà
cerebrali
è
ancora
poco
nota
alla
scienza,
l’uomo
può
essere
capace
di
grandi
cose,
può
essere
davvero
“sapiens”.
Ma
può
anche
Cecilia
Quagliana
2012
agire
diversamente,
può
scegliere
di
agire
negativamente,
in
modo
da
ostacolare
lo
sviluppo
verso
una
società
migliore.
E’
questo
fattore
di
libertà
e
intelligenza
che
contraddistingue
l’agire
umano
che
rende
tanto
delicato
il
compito
dell’educatore.
Egli
deve
fornire
ai
bambini
gli
strumenti
per
poter
utilizzare
libertà
e
intelligenza
in
modo
armonico,
partecipando
allo
sviluppo
positivo
della
società
umana,
deve
fornire
ai
bambini
gli
strumenti
perche
diventino
adulti
che
agiscano
con
saggezza
e
sapienza.
Maria
Montessori
porta
un
messaggio
di
grande
attualità
agli
educatori
di
oggi
che
non
possono
non
sentire
la
responsabilità
del
loro
operato,
consapevoli
che
sono
i
semi
dell’infanzia
che
crescono
gli
alberi
del
mondo
adulto.
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